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Vivere immersi nella natura, in luoghi sperduti e in modi estremi

È quasi impossibile immaginare quante persone decidano di vivere in solitudine o addirittura costruiscano case da soli/e in posti ritenuti fuori dal mondo. 

Cosa li/le spinge? Vari fattori si dipanano nelle loro vite. L’aver capito che il lavoro, i soldi e tutta l’agiatezza della cosiddetta civiltà non sono altro che illusioni, sistemi per fuggire da sé stessi, da certe verità che metterebbero di fronte alle proprie responsabilità rispetto alla felicità e a cosa essa sia veramente.

Esistono esseri umani che vivono sprovvisti di denaro su una spiaggia, oppure in un maggiolino continuamente in viaggio, suonando la loro amata musica, altri che dormono in una tenda a temperature elevate e altri ancora, come Dave, in una barca nei dintorni di Manchester e di frequente hanno storie dolorose alle spalle. 

Sono spinti a ricercare una via che li conduca a sentirsi liberi dai “pesi” imposti dalla società. 

Per molti abitare in una città o in un paese equivale a morire; amano i boschi, i monti, il mare, gli animali. 

C’è persino chi dimora in un aereo come in un sogno diventato realtà. Bruce Campbell, originario dell’Oregon, vive in un bosco all’interno di un Boeing 727. A qualcuno potrà sembrare strano o folle, ma per Bruce è del tutto normale. E allora bisogna ricordarsi che la libertà è un bene inestimabile che non va mai svenduto.

Quando il disagio supera la soglia della sopportazione nello spazio moderno che chiede parecchio in fatto di tempo, investimento di energie e in cambio rende: fatica, ansia scoraggiamento, taluni trovano il modo di rifiorire stando in mezzo alla vegetazione e vivendo di cose semplici, poche a volte, ma che restituiscono tantissimo in qualità di vita e di percezione di sé.

Fortissimo è desiderio di sentire suoni e odori diversi, di vedere altre immagini e soprattutto sperimentare nuove emozioni che siano più autentiche, in contatto con atmosfere non contaminate da credenze e opinioni indotte, tramandate per tradizione, fanatismo e quant’altro. Tutto ciò spinge i coraggiosi esploratori della Terra a trasformare la loro vita. Ovviamente in certi casi la vecchia esistenza può risultare, come è, più comoda con tutti i confort dell’evoluzione tecnologica, mentre la nuova può essere faticosa, specialmente se non si hanno risorse economiche a disposizione.

Questo tipo di scelte possono apparire anche divertenti, oculate e sensate come quella di Michele Bonelli, conosciuto per essere l’ideatore della libreria più alta d’Italia. Si è trasferito in montagna dove lui dice, in un’intervista rilasciata Alla prossima: “Qui si sta da Dio”.

Se alcune persone fanno venire voglia di seguire il loro esempio, ipotizzando di modificare la propria realtà, altre trasmettono timore, perché l’eremitaggio, non considerando l’atto meditativo o contemplativo e le condizioni non sgradevoli di chi lo pratica, vissuto privandosi della possibilità di lavarsi, di produrre un’igiene salutare, senza un euro o altra moneta per comprare il cibo, arrangiandosi con quel che si trova nei paraggi, rifuggendo i metodi più avanzati, naturalmente spaventa e viene da pensare a chi, pur non essendo un eremita, deve subire, per povertà, la mancanza di acqua, cibo e beni di prima necessità in forma canonica, attingendo a fonti, fiumi, legna e in più soffre per il freddo o il caldo. Ed ecco che cambiare la maniera di vivere si incrocia con domande esistenziali che non trovano risposta o forse sì, ma non sono gradite ai più. Comunque spesso si diventa “eremiti” costretti da eventi che non si è riusciti a dominare.

Tralasciando per un attimo le esagerazioni appena elencate, il cambiamento può essere leggermente impegnativo, gravoso, all’inizio e poi sembrerebbe tutta una gioia, fuori dai luoghi comuni, nel vero senso della parola. Liberi nel bosco di girare persino nudi, di aprire gli occhi al mattino dimenticando il suono della sveglia sempre alla stessa ora, mangiare quando si ha fame e non durante la pausa scandita dall’attività che si svolge, tagliare la legna, curare l’orto, avere davanti agli occhi un panorama straordinario, andare in cerca di fragole e more o pulire la spiaggia dove si è creato uno spazio tutto per sé.

C’è chi vive su un isolotto da quando ha visto la luce e ogni tanto con la sua barchetta raggiunge la terraferma per comprare un po’ di sale e qualcos’altro.

Chi come Vannino, “Il ricco primitivo”, aveva scelto di rimanere dove era nato, in una villetta ormai vuota e diroccata, e andava in giro semi nudo, avendo addosso soltanto un po’ di stoffa per coprire le parti intime.

Chi non ha mai abbandonato la propria casa, che con il passare del tempo è diventata un rudere, e ha vissuto fino a novantaquattro anni in uno stato di privazioni continue.

Chi se ne sta isolata nell’artico più sperduto con trenta cani da slitta e a -50°C.

E poi, in Andorra, Leo, Tarzan, se la gode alla grande tra un salto e un altro, viaggia di albero in albero, arrampicandosi in alto più che può, anche fino a venticinque metri una volta. I gusti son gusti. Lui, però, una casa c’è l’ha, solo che la frequenta di rado, visto che trascorre quasi tutto il tempo nella foresta insieme alle scimmie che gli hanno insegnato, pur non volendo, non soltanto a lanciarsi nel vuoto, ma persino l’amore e a vincere le paure. Leo è un guerriero dei nostri giorni che ama stare sugli alberi e su YouTube, un compromesso tra due modi come sostiene lui.

Insomma si può affermare con certezza che la vita non è tutta a un palmo dal proprio naso, le opportunità sono infinite e non solamente quelle quattro o cinque che ci iniettano costantemente.

Spesso diventiamo come i fossili, loro attaccati alle rocce e noi alle idee, alle convinzioni, ai giudizi, ai pezzetti di terra e niente può persuaderci a mutare pelle. Un proverbio dice: “Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia e non sa quello che trova”, sì, ma pare che non sia un incitamento a rimanere dove si è, sembrerebbe più una semplice constatazione, sovente fraintesa, poiché interpretata dalle proprie angosce. Talvolta è necessario far scendere in campo la fiducia che allontana le preoccupazioni più nascoste.

La vita è preziosa e va vissuta aderente all’indole che si ha e non sfruttata fino all’osso per il terrore di morire che tanto ce l’ha pure chi nega di averlo, a parte rari casi che riguardano individui illuminati.

E poi in fondo essere sé stessi è come bere un bicchiere d’acqua quando si è assetati. 

A cura di Maria Grazia Grilli

Foto e notizie: The Pillow, Andrea Nonni.

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