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Ungenach: un libro di dolore, frammenti di vita e desiderio di fuga dall’oppressione

Quanto pesa il passato sulle nostre vite? Quanto c’è di angosciante in un luogo che ha caratterizzato attimi, istanti di esistenza? Può essere il troncare violento da tutto questo ad aprirci un futuro meno offuscato dall’oppressione interiore?

“Il mondo, da qualsiasi parte lo guardiamo, in fin dei conti è fatto di cose intollerabili”

Questa frase è tratta da Ungenach. Una liquidazione (1968)dello scrittore austriaco Thomas Bernhard e riedito quest’anno da Adelphi. Ma cosa è Ungenach? Si tratta del nome della proprietà fondiaria della famiglia Zoiss. A questo titolo si unisce “Una liquidazione”, ovvero il tentativo, di uno dei figli Zoiss, Robert, di disfarsi definitivamente di un peso che ha turbato non solo la sua vita, ma anche quella di suo fratello Karl.

Lo sconfinato mondo della vita familiare via via, in questa decadenza si avvolge alle vite dei due fratelli. Robert decide di donare la proprietà e fornire denaro dalla vendita dei comparti di Ungenach a diversi personaggi. È interessante notare come l’autore inserisca una vera e propria lista di nomi, scrivendo le peculiarità, per ognuno di essi, sotto la forma di appunti. Fra questi spiccano dei figuri bizzarri, fra cui dei carcerati.

Il lettore viene travolto dal racconto, fin dalle prime pagine. Il parlare dei personaggi, spesso convulso, quasi aggressivo, esprime pienamente il senso di angoscia. Dopo l’iniziale presentazione di Robert inizia l’interminabile elucubrazione del notaio Moro. Qui, ogni singola pagina pesa come un macigno, in un articolarsi furibondo di opinioni e soprattutto punti di vista sulla società di quel momento storico.

A questa sezione iniziale, incentrata sulle figure di Moro e Robert, si inserisce l’archivio di carte di Karl, fuggito, come il fratello, da quel micro – e macro ­– cosmo di oppressione di Ungenach. Forse è qui che il racconto prende la forma maggiore, ed esprime appieno la dimensione inquietante di questi ricordi familiari.

Sono frammenti, lettere mai spedite, appunti e pensieri sparsi che si dispiegano in un ritmo sofferto. Le immagini, che si materializzano nella mente del lettore, appaiono grottesche ma allo stesso tempo profondamente emotive. La morte è il triste epilogo della vita di Karl, mentre, il violento abbandono, il gesto aspro della donazione e liquidazione, è letto in quell’ottica di alleggerimento interiore.

a cura di Valerio Mannucci

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Redazione StreetNews.it
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