Come si può dimenticare Fortuna Loffredo? Impossibile! Per chi lo avesse fatto è il momento di ricordare.
Fortuna ha sei anni quando viene uccisa il 24 giugno 2014, dopo aver subito ripetutamente abusi sessuali.
Tutti/e ormai siamo a conoscenza della grave situazione provocata dagli atti di pedofilia nel Parco Verde di Caivano a quell’epoca, si spera che oggi le cose siano cambiate, purtroppo il timore è che la speranza si trasformi in un’amara delusione con il passare del tempo.
Allorché la connessione tra anima, mente e corpo sia andata a ramengo non ci si può aspettare altro che sofferenza.
Una vicenda di degrado infernale quella accaduta a Caivano.
Raimondo Caputo ha assassinato Fortuna, buttandola dall’ottavo piano, perché aveva osato opporsi alle sue violenze. Il Caputo per onore di cronaca ha violentato, in tenera età, anche le figlie della convivente. Si fatica a scorgere un filo di umanità in un uomo che commette azioni così inumane.
Fortuna non può e non deve essere cancellata dalla storia della disumanità, sì disumanità, poiché la storia dell’umanità è tutta un’altra storia.
Allo stesso modo è bene che il suo aguzzino venga richiamato alla memoria, si deve restare vigili e non abbassare la guardia, affinché gesti simili non si ripetano.
“Fortuna subiva abusi da almeno un anno. Ho quarantasei anni di attività e non ho mai visto uno scempio del genere su una bambina. Per le violenze subite, Fortuna soffriva di incontinenza fecale”. Queste le parole di Giuseppe Saggese il ginecologo incaricato dalla Procura di Napoli.
A questo punto sarebbe necessario bussare alla porta del potere, riuscire a varcare la soglia e domandare: “Come procede l’esame di coscienza?”.
Qualcuno crede che esistano questioni da risolvere più importanti della pedofilia? Chi lo pensa è in gravissimo errore?
Potrebbe essere di aiuto per formulare delle risposte, provare a immaginarsi per un attimo a quattro anni, felici e spensierate, poi a cinque sul terrazzo, mentre si gioca con le amichette e all’improvviso arriva un energumeno che essendo un pedofilo si comporta come tale. Non è difficile da visualizzare, più arduo è comprendere qualcosa che non si conosce.
C’è da precisare che talvolta la violenza sessuale avviene nei confronti dei bambini e non solo delle bambine per di più in percentuale minore succede che siano le donne a praticarla.
È ora di cominciare a cercare soluzioni che interrompano il perverso mondo della pedofilia. Che si curino gli autori, le autrici, e si salvino le vittime prima che lo diventino, vittime.
I dati statistici sono sconcertanti e denunciano il grave aumento delle/dei bambine/i abusate/i. Non è sorprendente? Che non diminuiscano, intendo. Sembrava fossimo in viaggio verso la civiltà e invece?
Ogni problema si dovrebbe affrontare capillarmente. Chi è al potere potrebbe agire con facilità per far sì che sparisca ogni traccia di violenza sul pianeta Terra, diversamente nasce il sospetto che non abbiano la minima capacità, se non quella di lasciare, in molti casi, le cose come stanno, finché non esplodono e gli effetti arrivano quasi ai loro piedi; soltanto allora mettono mano agli scudi. Ma è troppo tardi, qualcuno si è già fatto talmente male da rimetterci le penne.
Viene da dire: il potere è qualcosa di reale o è solamente un’invenzione di chi ne è privo? È più potente uno Stato o la criminalità? E la pedofilia spadroneggia? Non si dica, seppur vero, che sempre più spesso vengono arrestati molti criminali, diversi assassini e numerosi pedofili e pedofile, senza dire che altri personaggi con lo stesso curriculum spuntano come funghi e sono parecchio in attività nonostante gli arresti e la repressione. Questa è la verità, visibile a chiunque sia in grado di vederla e non voglia occultarla. Perciò il ragionamento è: c’è sicuramente un’altra maniera per risolvere certe faccende, non si può più fare affidamento sulla modalità utilizzata finora, visti i ripetuti buchi nell’acqua. È inutile continuare imperterritamente a rattoppare un “abito” ridotto a brandelli, c’è bisogno di crearne uno nuovo. Troppa fatica? Può darsi. Rattoppare è meglio che creare? Questo è il messaggio della vecchia dis-umanità? Chiaramente non le si può dare il passaporto di “nuova” e neppure togliere quel fastidioso “dis”.
Chi pensa di scamparla per cultura, intelligenza e tutte le altre cose belle che possono venire in mente, sta vivendo nell’illusione. Scenda velocemente dalla mongolfiera. La cultura, l’intelligenza e tutte quelle altre cose belle non sembrerebbe che stiano migliorando l’intera società, se non in speciali circoletti e alcuni giardinetti, agghindati ben bene, che puntano sull’aspetto esteriore pronto a crollare alla prima dis-umana occasione.
Fortuna è figlia dei nostri osceni tempi.
Molti non hanno paura di niente, perché sono convinti di fare paura. E chi ha costruito questa convinzione nella loro testa? Fortuna Loffredo? È stata una bambina innocente di sei anni o qualche adulto noncurante della vita?
Dove vanno “i potenti” in vacanza? Di certo non a Caivano. Preferiscono la Sardegna naturalmente o comunque altri luoghi e straordinari lidi. Bella la vita! La fantasia vola e insinua un pensiero nel cervello che narra l’idea di quanto sarebbe piaciuto, senz’altro, pure a Fortuna fare un bagno in qualche posto di straordinaria bellezza e giocare su una meravigliosa spiaggia, ma facciamo che si possa rinunciare e rimanere a Caivano, quello a cui non si può rinunciare è all’innocenza, alla spensieratezza, di vivere al sicuro a cinque/sei anni.
Mantenere certi siti come Caivano in uno stato di imbarbarimento è di una crudeltà politica inconcepibile, inaccettabile, inammissibile, ingiustificabile, intollerabile, insopportabile, non è semplice scegliere una parola, anzi, ce ne vorrebbero tante di più per esprimere il dispiacere nel constatare che a volte il fallimento della specie in evoluzione è dietro l’angolo di casa propria.
Fondamentale da sottolineare è che gli adulti hanno ostentato, in questo caso, l’omertà più bieca che ci si possa aspettare e le bambine, amiche di Fortuna, sono state portatrici, raccontando tutto, di grande coraggio che è, in fondo, una delle più alte forme dell’esistenza.
Coloro che sono ai posti di comando hanno il terrore della pedofilia? È giunto o no il momento di occuparsene giorno e notte? E non si ripeta la frase di rito, totalmente inflazionata: “Non ci sono le risorse”, visto che da tempo è di dominio pubblico quanto il denaro per le armi non manchi mai.
Appare lampante che nelle stanze dei bottoni sia vietato l’ingresso alla parola “Debellare”, a questo proposito, il male. Eppure per imparare codesto vocabolo, e metterlo in pratica soprattutto, non è necessaria una laurea, ma semplicemente il buonsenso. È chiaro che per alcune persone il buonsenso, non essendo una materia di studio da nessuna parte, sia stato “Debellato”, ma qui signori e signore si evidenzia una certa confusione su cosa debellare. In verità c’è molto da debellare in giro: idee, credenze, parole e azioni malsane per non parlare dei pensieri che “partoriscono” realtà invivibili.
Occorre trovare una strada, un metodo, intanto sarebbe auspicabile cominciare con il far diventare “Debellare” un mantra da ripetere in continuazione per generare delle comunità dove regni il rispetto della dignità umana e che abbiano come bandiera la sacralità della vita.
Dovrebbe avvenire una rivoluzione nel cuore di ognuno per realizzare lo scopo dell’esistenza.
La vicenda di Fortuna Loffredo non permette sconti a nessuno.
A cura di Maria Grazia Grilli
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