Tutto esaurito per l’irriverente pot-pourri shakespeariano di Andrea Cioffi alle Stufe di Nerone

BACOLI – Sold-out alle Stufe di Nerone per il terzo appuntamento della XIII edizione di TeatroAllaDeriva, la rassegna ideata da Ernesto Colutta e diretta da Giovanni Meola“Tutto Shakespeare minuto per minuto”, spettacolo di Andrea Cioffi, liberamente adattato dal fortunato lavoro inglese “The Complete Works of W. Shakespeare (abridged)”, ha portato sulla zattera, posizionata al centro del laghetto termale, ben 5 attori (uno dei quali per l’occasione vi è approdato in canotto): lo stesso Cioffi, Mario Cangiano, Sara Guardascione, Davide e Simone Mazzella. Un arduo tentativo – pienamente riuscito e con esiti sorprendentemente esilaranti – di compattare in 80 minuti l’opera omnia del più grande drammaturgo di tutti i tempi.

Si parte da un improbabile “Romeo e Giulietta” per la cui la rappresentazione l’attrice Sara, che mostra sin da subito le sue spiccate propensioni di attivista, si rifiuta, in nome di una revanche contro le classificazioni di genere, di rivestire il ruolo femminile della protagonista. Persino l’uccisione di Tebaldo per lei andrebbe interpretata come la fine del patriarcato. Al contrario Davide, l’attore più insofferente agli schemi e alla lettura pedissequa dell’opera shakespeariana, si ritrova a impersonare l’insolito ruolo del balcone nella famosissima seconda scena del secondo atto (nel caso del “Macbeth” poi, in assenza di ruoli-chiave a lui congeniali, sarà addirittura la cupa Scozia del Basso Medioevo). Dopo una parentesi rap che riassume, a suon di battute dal ritmo sincopato, l’intreccio dell’“Otello”, si passa ad una abortita esecuzione del “Tito Andronico”, la prima tragedia di Shakespeare, per poi arrivare via via alla restante produzione, con un compendio in soli 5 minuti di ben 17 commedie, passando nuovamente per le tragedie oltreché per i drammi storici (con la vorticosa successione dei sovrani d’Inghilterra Enrico e Riccardo). La pièce infine si conclude, in forma semi-seria, con l’“Amleto” (dal quale però viene espunto il celeberrimo monologo del terzo atto «To be, or not to be», considerato poco funzionale alla struttura della tragedia).

Pur con qualche momento di incertezza abilmente dissimulato, gli attori, saldando tra loro una perfetta complicità, riescono a impadronirsi dello spazio limitatissimo della zattera (peraltro non sempre stabile), sulla quale devono effettuare anche rapidamente i cambi di costumi/accessori, attingendo da una cassa e sfruttando un esiguo séparé. Passando da un ruolo all’altro in un ritmo vorticoso e incalzante che rende la pièce scoppiettante, estremamente vivace e di facile presa, puntano a tenere sempre vigile l’attenzione dello spettatore: questi, rimanendo spiazzato di fronte alle battute nonsense e surreali, di fronte ai paradossi che nascono da una repentina contaminatio di opere (vedi l’incursione della veggente e della testa di asino) o anche di più linguaggi (immancabile quello della tradizione anche musicale napoletana), non può che lasciarsi trascinare nel groviglio tortuoso e spassoso di una messinscena in fieri. I giovani attori della compagnia indipendente Archè Teatro, in virtù di questo indubbio talento e della loro «missione di sfatare il mito per il quale il teatro è una pratica noiosa e autoreferenziale», meriterebbero di essere sostenuti e conosciuti dal grande pubblico. L’ultimo appuntamento della rassegna sulla zattera avrà luogo domenica prossima con “Leggende Napulitane” di Diego Sommaripa.

A cura di Massimiliano Longobardo