Ogni anno, nell’occasione del Corpus Domini, Campobasso, presa d’assalto dai turisti incuriositi di assistere a una tradizione secolare, è protagonista di uno degli eventi più attesi: la processione dei Misteri. I Misteri sono macchine costituite da basi di legno sulle quali sono applicate strutture in ferro su cui vengono posizionati i figuranti, per lo più bambini, che rappresentano angeli, diavoli, figure sacre della cristianità e scene della vita di santi e che sembrano sospesi nel vuoto per le imbracature nascoste dai costumi. Queste strutture, chiamate Ingegni, vengono portate in processione a spalla e il passo oscillante dei portatori crea l’illusione che i bimbi, che interpretano le figure sacre, stiano volando sulla testa degli spettatori. L’origine dei Misteri si fa risalire al Medioevo, precisamente al XVI secolo con l’allestimento di rappresentazioni sacre su palchi in legno collocati nei pressi delle chiese. Dal secolo successivo, le confraternite laiche della città iniziarono a far rappresentare scene sacre, il cui soggetto variava di anno in anno, su barelle che venivano trasportate a spalla in processione. Successivamente, ancora le confraternite, cercando di assicurare una stabilità alle raffigurazioni in modo che le scene rappresentate fossero sempre le stesse e i figuranti avessero sempre gli stessi atteggiamenti, commissionarono allo scultore campobassano Paolo Saverio Di Zinno la progettazione di macchine a tale scopo. Di Zinno ideò, intorno al 1740, ben ventiquattro Misteri di cui sei non ressero al collaudo e altri sei furono distrutti durante il terremoto del 1805; da allora, sfilano i restanti dodici Misteri raffiguranti: Sant’Isidoro, San Crispino, san Gennaro, Abramo, Maria Maddalena, Sant’Antonio Abate, l’Immacolata Concezione, San Leonardo, San Rocco, l’Assunta, San Michele e San Nicola. Nel 1959 i cugini Tucci realizzarono un tredicesimo Mistero: il Santissimo Cuore di Gesù, sulla base di un disegno attribuito a Di Zinno.
Estremamente suggestivo è il Mistero di Sant’Antonio Abate che rappresenta le tentazioni subite dal santo ad opera di diavoli presenti sia nella consueta forma (al di sopra e al di sotto del santo) sia sotto le sembianze di una donzella a cui, il diavolo posto in basso, ripete: “tunzella, tunzella, vietenn vietenn”. L’interpretazione più plausibile per la donzella è che lei sia una delle tentazioni, una ammaliatrice che seduce con il movimento del ventaglio e con lo sguardo che non va a terra, ma sullo specchio in cui si può vedere e cercare di incontrare gli occhi del santo. Sembra che in passato la Donzella fosse impersonata da un ragazzo effeminato perché era disdicevole per una ragazza seria apparire da sola in pubblico; quando poi le ragazze furono ammesse ad impersonare questo ruolo, si diffusero prima le voci secondo cui la donzella sarebbe rimasta incinta entro un anno e altre secondo cui sarebbe rimasta zitella e in seguito quelle per cui la presenza sul mistero aprisse alla fanciulla la strada al matrimonio. Nel passato era stabilito anche un premio per la donzella che sarebbe riuscita a non ridere: nel caso contrario, si diceva che i Misteri si sarebbero spostati a Napoli.
A cura di Diana Di Lauro
