Tanta amarezza e delusione per i docenti precari… la scuola dei sacrifici e zero meriti
Prosegue la “via crucis” dei professori precari in Italia, una scuola fatta di confusione e soprattutto di incertezze. Le promesse ai docenti storici non sembrano realizzarsi, c’è chi come L.L. di anni 38, con una laurea magistrale in Lettere, diplomi e aggiornamenti vari, sposato da qualche anno e papà di una splendida bambina di 7 mesi, è costretto a svolgere la sua “missione” da anni in qualità di docente precario. La sua giornata inizia alle ore 04:00, poiché deve raggiungere la capitale, una vita in movimento, pendolare insieme ad altri colleghi che con gli anni vedono inabissare i loro sogni. Ebbene sì, in Italia il lavoro rimane un sogno, altro che sacrifici e meritocrazia. Il giovane insegnante della provincia di Caserta prova a spiegare quanto è davvero difficile e mortificante la vita da precario.
Le parole del professore – “La mia giornata ha inizio alle ore 04:00 di mattina, lascio la mia famiglia in piena notte poiché devo raggiungere la stazione vicino casa per arrivare a Roma, dalla stazione centrale devo prendere poi ulteriori mezzi per dirigermi all’istituto scolastico che ogni anno mi viene assegnato tramite convocazioni valide per le graduatorie d’istituto. Le giornate sono sempre più lunghe, tra le attività didattiche ed extra-didattiche, oltre i vari impegni per le ore funzionali. Oltre queste ore dovrei trovare spazio anche per le correzioni dei compiti ed elaborati svolti dai miei alunni e qualche volta, in questi anni di estremo sacrificio, mi è toccato restare a Roma, prenotando una camera d’albergo visti gli impegni che non mi hanno permesso il rientro a casa. Per non parlare del servizio e la disorganizzazione dei mezzi di trasporto che rendono le giornate ancor più enigmatiche. I costi relativi agli spostamenti sono davvero esorbitanti tanto che parecchi dei miei colleghi pendolari sono costretti a rivolgersi alle famiglie per sostenere le spese quotidiane, questo ovviamente danneggia non solo noi docenti, pilastri determinanti della scuola ma anche gli alunni che purtroppo hanno poi in classe un professore sotto pressione. Questo martirio non è stato mai riconosciuto anzi sembra che la strada per il futuro, grazie alle nuove disposizioni del governo, sia ancor più in salita” conclude il professore.
a cura di MV