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Studio, cura del dettaglio, passionalità: intervista esclusiva a Lorenzo Passerini.

Il racconto del Maestro alla redazione. Debutto con un’orchestra da lui fondata, poi il successo europeo.

È stata la musica ad avvicinarsi a me in un incontro fortunato”. Quando il piccolo Lorenzo frequentava l’asilo, i suoi genitori scelsero l’attività più interessante da fargli intraprendere e tra calcio, pallavolo e basket, c’era (ultima ma non ultima) la banda: “da quel momento non ho mai avuto dubbi su cosa avrei fatto nella vita”.

Nato nel cuore della Valtellina, il Maestro cominciò a crearsi una reputazione come musicista già dalla sua Morbegno, poi gli studi ai conservatori e di Como e Aosta: “anche oggi il legame con la mia terra è vivo e ne sono fiero. Nei piccoli centri c’è indubbiamente meno possibilità di farsi notare, ma i rapporti che si stabiliscono lì sono quelli che rimangono per tutta la vita”. Per il Maestro le grandi fondazioni liriche italiane hanno il compito di mantenere stabile il rapporto con i centri limitrofi e la provincia, che storicamente alleva grandissimi talenti, per diffondere la cultura della lirica e attrarre pubblico del domani.

L’impegno del Maestro nell’incentivare la formazione giovanile è stato sin dalla giovinezza messo al primo posto: nel 2011 ha fondato l’”Orchestra Antonio Vivaldi”, di cui ancora si occupa, e con la quale ha debuttato da direttore. “Partire con un’orchestra giovanile permette di acquisire delle abilità che diventano decisive nel corso della carriera. Io lavoro sempre allo stesso modo, sia davanti a dei ragazzi che a una grande orchestra, lavoro di fino e riesco sempre a entrare nella mente di chi mi segue”.

Passerini e l’opera: un rapporto viscerale. Promenade tra Verdi, Rossini e Puccini.

Tendo a immedesimarmi in ogni opera e in ogni compositore e penso che si noti anche dal mio modo di dirigere”. Come ogni artista, anche Passerini ha i suoi “cavalli di battaglia”: ha diretto in giro per il mondo la “Bohème”, che considera un’opera perfetta, con al suo interno tutte i sentimenti e le caratteristiche dell’animo umano. “Di Rossini ad ora non ho diretto alcuna opera seria. Sono affascinato dalla ‘Cenerentola’ perché è ricca di teatro, di buffo estremo. È anche una delle opere che nel tempo è stata adattata per vocalità diverse da quella del mezzosoprano, motivo per cui forse il ‘Barbiere’  è più noto della ‘Cenerentola’ e delle altre opere buffe”.  

Tra le opere di Verdi che ho diretto, Rigoletto è davvero quella che sfiora la perfezione. Al suo interno la drammaturgia prende il posto della musica: Rigoletto deve avere la gobba, nel finale il  Gilda deve essere nel sacco. C’è una tensione assoluta dall’inizio alla fine, che si manifesta nelle arie, tra l’altro tutte famosissime”.

Con la “Norma” Passerini dirigerà per la prima volta dalla buca e con le scene.

Proprio “Rigoletto” è uno dei titoli diretti da Passerini nel gennaio del 2023 al Teatro Politeama, nel periodo di restauri della sala del San Carlo, quindi senza scene. Nel cast figuravano artisti del calibro di Ludovic Tézier e Nadine Sierra con i quali Passerini mantiene un rapporto professionale straordinario. Il suo debutto ufficiale a Napoli è avvenuto invece un anno prima, nel gennaio ‘22, con la “Sonnambula” sempre in forma di concerto (quella volta sì) al San Carlo. “Sembrava una serata della ‘Golden Age’ dell’opera lirica. Fu un successo clamoroso, sia nel pubblico che sui giornali”.

Il prossimo 12 marzo ci sarà la prima dell’attesissima “Norma”, in cartellone al Massimo napoletano dopo il 2016 (a direzione del compianto Nello Santi con la straordinaria Mariella Devia) e il 2020, con Maria José Siri.Il Maestro, dopo le due opere in forma di concerto, finalmente si misurerà a Napoli con le scene.

La chiave di lettura di ‘Norma’ è il suono. Bisogna ispirare l’orchestra, perché sembra avere un andamento lento, ma solo con questo andamento nasce la magia tipica del Bellini. ‘Norma’ ha una bellezza oggettiva: chi ha mai scritto un’aria come ‘Casta Diva’, così monumentale nella sua semplicità? Cantare la parte della protagonista è una sfida con la storia e con la tradizione che solo le dive di oggi, come Anna Pirozzi, possono fare”.

Ad agosto il Maestro sarà impegnato anche al ROF, con la produzione dell’opera-manifesto di Gioachino Rossini, il “Barbiere di Siviglia”. “La regia è del grandissimo Pier Luigi Pizzi, un maestro assoluto di cui sono stato ospite a Venezia tempo fa. Mi sono reso conto che la sua visione è vicina all’ideale rossiniano”. Nel cast vocale un bel bilanciamento tra nuove leve e interpreti ormai affermati ed esperti: “il rapporto direttore-cantante è fondamentale. Mi piace lavorare con chi ho e senza dubbio il cast del ‘Barbiere’ è favoloso. Credo sia candidata a diventare una produzione di riferimento”.

A cura di Giuseppe Scafuro – immagini: www.lorenzopasserini.com

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Redazione StreetNews.it
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