Il gioco del calcio è praticato da 250 milioni di persone in 200 paesi, rendendolo così lo sport più popolare al mondo (Strudwick, 2016).
In Italia il gioco del calcio è sicuramente tra gli sport di squadra più popolari e coinvolge adulti e bambini.
Se in passato le ricerche sul gioco del calcio si focalizzavano soprattutto sulle abilità tecniche e sulle prestazioni fisiche dei giocatori, oggi inizia ad assumere una dimensione sempre più importante anche l’aspetto psicologico: dalla motivazione alle emozioni, dalle abilità cognitive alla personalità del giocatore.
Ed ora un pò di storia…
La psicologia dello sport nasce dall’interazione tra le scienze motorie e la psicologia generale agli inizi del XX secolo negli USA e in Europa focalizzandosi, in un primo momento, sulla ricerca in laboratorio.
Nel 1898 Norman Triplett realizzò il primo vero esperimento scientifico di psicologia dello sport analizzando le prestazioni ciclistiche.
Negli anni 20, Coleman Griffith, ricercatore dell’Università dell’Illinois, condusse alcune ricerche volte a indagare i fattori psicologici che ipotizzava influenzassero la performance sportiva e fondò il primo laboratorio di Psicologia dello Sport.
Sempre nel 1920, in Europa, Robert Werner Schulte, nell’Accademia Tedesca di Educazione Fisica, fu il primo a condurre esperimenti volti a misurare le capacità fisiche e attitudinali negli sportivi. Contemporaneamente esperimenti simili venivano svolti da Avksentii Puni in Russia.
Con la Carta della Riforma Sportiva, nel 1930, in Europa, venne posta maggior attenzione all’educazione sportiva e si iniziò a parlare di “medicina dello sport” intesa come stato di salute ed esame delle caratteristiche psicologiche dello sportivo invece di porre attenzione alla condizione di malattia e disagio. Con l’aiuto della psicodiagnostica, le ricerche si focalizzano sulle variabili psicologiche che condizionano e differenziano gli atleti di alto livello dai dilettanti tenendo in considerazioni i fattori ambientali, sociali e fisici.
Nel secondo dopoguerra in America la ricerca iniziò ad interessarsi sempre di più allo studio della personalità, delle emozioni, degli schemi cognitivi e comportamentali dello sportivo, delle abitudini ma anche del contesto ambientale e sociale, dalla squadra alla famiglia.
Negli anni 70 la psicologia dello sport si sposta dalla teoria alla pratica direzionando il suo focus di studio dall’osservazione delle prestazioni sportive al miglioramento delle performance.
Sebbene la consulenza psicologica nello sport sia diventata la norma nel XX secolo, il mondo del calcio è rimasto indietro rispetto questo aspetto e solo nell’ultimo decennio si è potuto notare un interesse crescente verso la psicologia del gioco del calcio vista come un modo per incrementare le abilità psicologiche utili a migliorare la performance del calciatore. In Italia, la psicologia del calcio ha tardato il suo ingresso nel mondo dello sport a causa di una resistenza mentale verso questa disciplina. Resistenza, ancora oggi, molto radicata nella popolazione italiana, in quanto la psicologia, nell’immaginario collettivo, è associata con il disagio mentale più che con il benessere e quindi il ricorrere alla consulenza di uno psicologo è visto come un qualcosa di cui vergognarsi.
La psicologia del calcio ha una struttura interdisciplinare e multidimensionale. Abbraccia differenti aree della psicologia: psicologia clinica, psicologia dello sviluppo, psicologia sociale, psicologia della salute, psicologia della personalità e coaching. Si occupa non solo della salute mentale dei giocatori, ma anche dello sviluppo dei loro talenti, del miglioramento dei rapporti comunicativi e interpersonali tra giocatori, squadra, allenatore, manager, funzionari, sponsor e tifosi. Un ruolo importante lo svolgono anche i genitori e la famiglia, che possono apportare un grande contributo attraverso il parental coaching.
Diverse ricerche hanno affermano che la consulenza psicologica sulle prestazioni e le dinamiche della squadra, unite alla promozione della salute sono diventate sempre più importanti nel panorama calcistico mondiale sia per i giocatori, che per allenatori, manager e amministratori.
Articolo a cura della dott.ssa Ilaria La Mura, psicologa psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e psicologa dello sport.