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Senso di appartenenza, varietà, amore per il canto. Intervista esclusiva a Giorgi Manoshvili.

Alla vigilia del debutto nel ruolo di Capellio in “Bianca e Falliero” il basso georgiano si racconta a Streetnews.

Una carriera dagli ampi orizzonti quella del giovane talento georgiano Giorgi Manoshvili, presente con assiduità nei festival e nelle stagioni delle fondazioni liriche del nostro paese e a stretto contatto con la musica dall’età più tenera. “A 8 anni suonavo il violino, poi ho deciso di intraprendere un percorso di studio della musica folkloristica del mio paese. Mi sono specializzato in musica tradizionale ed ecclesiastica della Georgia e preso parte al prestigioso ensemble ‘Rustavi’”. Un cursus di tutto rispetto quello del basso, che a partire dalla specificità del suo repertorio iniziale si è poi allargato nel campo dell’opera lirica. “La Georgia è una nazione piccola ma estremamente varia e multiforme. Le melodie tradizionali sono polifoniche, di toni diversi e soprattutto scritte per lingue e dialetti diversi gli uni dagli altri.

Esordio nel Belpaese al ROF, esattamente nel 2021 nell’impervio ruolo di Lord Sidney nel “Viaggio a Reims”. “A Pesaro ho avuto la mia prima produzione in carriera, oltre che la prima iscrizione a un’accademia. Sarà per me sempre una tappa importante e un centro di riferimento”. Dopo il 2022 torna in quest’edizione nell’anno più importante della rassegna rossiniana per l’opera inaugurale “Bianca e Falliero” al nuovo Auditorium Scavolini, a dar voce al personaggio di Capellio. 

Il rapporto con la vocalità e l’approccio a vecchi e nuovi personaggi.

Il diapason di un basso permette di spaziare in vari periodi musicali e in ruoli di diverso peso. “Mi piace cantare cose diverse e avere una voce flessibile. Ci sono ruoli davvero difficili che poi ti lasciano in mente dei momenti fantastici. Ricordo le difficoltà incontrate tanto nel genere tragico quanto in quello comico, così come in opere come ‘Les Contes d’Hoffmann’. Alle volte i teatri chiedono di interpretare ruoli per questa o quella occasione, ma ho, avendo ancora una voce giovane e conoscendo quali siano attualmente i miei limiti, ad ora mi interessa trovare il corretto modo di cantare, e credo di essere sulla strada giusta”.

Giorgi Manoshvili ha già preso parte anche a una Prima napoletana, quella del “Don Carlo” targato Valcuha/Guth del 2022: “ho un legame speciale sia con il ‘Don Carlo’ che con il San Carlo. Verdi non dà molto spazio al ruolo del frate, ma per me è un punto di  partenza, visto che presto canterò anche la parte di Filippo II. Mi confronto con colleghi esperti, ascolto edizioni storiche dell’opera per riuscire a studiare al meglio questo magnifico ruolo di regnante”. Il San Carlo, pur facendo storcere il naso a qualche appassionato, ha riproposto per la prossima stagione il “Don Carlo” nello stesso allestimento inaugurale, e Manoshvili, esattamente come allora, vestirà l’abito del frate nel prossimo gennaio. “Sarà un onore lavorare e cantare con artisti come Piero Pretti e Ildar Abdrazakov”.

Da Pesaro a Parma, altri appuntamenti con festival dedicati a un singolo compositore. In ottobre il georgiano sarà protagonista nell’”Attila” verdiano, opera proposta in forma di concerto al Teatro Magnani di Fidenza. Costante da qualche anno inoltre la sua presenza a produzioni operistiche areniane in estate.

In conclusione, qualche parola anche da parte dello “sportivo” Manoshvili, con la vivace sorpresa che quest’anno la Nazionale di calcio georgiana ha riservato al pubblico europeo. “Seguo con passione le partite della Georgia, mi sono divertito lo scorso Europeo, dove siamo arrivati agli ottavi, raggiungendo un risultato storico e che ha reso il popolo orgoglioso. Esattamente come nella carriera di un cantante, anche in una selezione sportiva serve avere un percorso, un sistema per continuare a raggiungere dei bei momenti e dei grandi risultati nel tempo.

A cura di Giuseppe Scafuro – immagini dal web.

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Redazione StreetNews.it
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