Nella sesta puntata del podcast E PENSARE CHE C’ERA IL PENSIERO, l’intervista concessa da Giorgio Gaber a Radio Popolare nel 1979, dopo la stagione teatrale in cui ha portato in scena Polli D’Allevamento, lo spettacolo con cui Gaber e Luporini si sono apertamente distaccati dalla loro frangia di pubblico più militante.
In questo estratto Gaber parla a lungo di uno dei suoi brani più iconici “Lo shampoo” oltre a raccontare del suo metodo di lavoro con Luporini che viene definito con grande affetto “Un pazzo capace di stare a riflettere su una singola parola per ore”.
Un altro tema che emerge fortemente è quello della ricerca di una autenticità, di una corrispondenza reale con il proprio sentire a livello di corpo; la canzone “Un gesto naturale” è infatti commentata da Gaber come sintesi di un momento in cui l’impegno politico cercava una sua incarnazione capace di elevarne la qualità.
Lo spettacolo di riferimento di questa intervista è “Far finta di essere sani”, uno spettacolo del 1973 che aveva come principale tema proprio quello dell’interezza. Lo spettacolo è ispirato dal lavoro degli psichiatri Laing e Cooper ma anche dal lavoro in Italia di Franco Basaglia. Gaber fa riferimento agli “arancioni” ovvero le parti del movimento che hanno abbracciato le correnti più mistiche con viaggi in India spiegando di non identificarsi in questo tipo di percorso.
Al termine della puntata, Lorenzo Luporini, curatore e conduttore di “E PENSARE CHE C’ERA IL PENSIERO”, inserisce le eccezionali testimonianze di due pilastri della musica moderna e contemporanea del nostro paese: nella prima parte le parole di Claudio Baglioni e Claudio Bisio e nella seconda parte Cesare Cremonini e Pino Daniele.
CESARE CREMONINI riprende il discorso fatto da Gaber in puntata su Quel matto di Luporini. In dialogo con Marinella Venegoni alla Milano per Gaber 2019 racconta infatti di come tutti avremmo bisogno di questo scambio per fare un salto di qualità in termini artistici.
“Un Luporini io lo intendo come una persona amica, una persona che ti protegge con la sincerità, una persona che ti dice la verità, con cui puoi discutere veramente delle cose e quindi con cui puoi arricchirti enormemente. Ai giovani di oggi manca una figura come Luporini, sono soli. La solitudine nell’arte è qualcosa di complesso da gestire…secondo me è importante continuare a cercare un Luporini nella propria vita, e io continuo a cercarlo per il mio presente e per il mio futuro.”
PINO DANIELE, in un’intervista raccolta da Andrea Pedrinelli del 2006 riflette sul linguaggio di Gaber, sul suo gusto per la semplicità e su come l’opera Gaberiana abbia fatto scuola, fornendoci continuamente delle “scuse per pensare”
“Secondo me un artista segue la sintonia della sua creatività. Gaber non ha fatto altro che seguire un istinto, un modo di scrivere e di fare che lui sentiva, distaccandosi un po’ dalle cose di mercato. Gaber era un grande comunicatore, la musica è di tutti e la semplicità è la cosa più difficile da ottenere. Il suo linguaggio era molto colorito, nel senso che dava alle persone una scusa per pensare.”
“E PENSARE CHE C’ERA IL PENSIERO” è realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo per la piattaforma Intesa Sanpaolo On Air e si avvale di un’inedita collezione di materiali d’archivio che comprende interviste d’epoca, ospitate radiofoniche e incontri pubblici, raccolti dalla Fondazione Gaber.