In scena il 9 agosto il capolavoro assoluto del Rossini tragico.
Day 3 a Pesaro, con la terza delle cinque opere proposte per l’edizione 2024 del Rossini Opera Festival. Stavolta tocca a “Ermione” nella location della Vitrifrigo Arena, già adibita da anni a rappresentazioni liriche e gestita perfettamente per l’occasione: il pubblico confluisce e defluisce con facilità, personale di sala preparato, veloce e molto accogliente, bar esterno frequentatissimo per i classici aperitivi pre-spettacolo. Per l’opera viene utilizzata una porzione ridotta della grande arena, che però lascia tantissimi posti a sedere e uno spazio amplissimo per orchestra e scenografia. Percepibile anche una lieve eco per via della tendostruttura sovrastante che non fa mai male e che anzi aiuta nella messinscena di opere mitiche come l’”Ermione”.
Questa è una delle opere più conosciute del repertorio tragico di Rossini e che qualcuno non fatica a mettere nell’Olimpo della sua composizione. “Ermione” è anche una delle otto opere che il compositore pesarese scrisse per la città di Napoli: la prima assoluta andò in scena al Teatro San Carlo nel 1819, anno in cui un Rossini appena ventisettenne era già al suo quarto anno di Direzione Musicale del Lirico. Il libretto è a firma di Andrea Leone Tottola ed è ispirato alla tragedia “Andromaque” di Jean Racine. L’ascoltatore attento avrà notato i brani del secondo atto che Rossini utilizza in quest’opera mutuandoli da “Bianca e Falliero” (ad esempio, l’invocazione delle Erinni da parte della protagonista ricorda della stretta del Primo atto di “Bianca” o, ancora, la parte centrale della Gran Scena di Ermione ha lo stesso motivo del quartetto di “Bianca e Falliero”).
Il ruolo del titolo è affidato al talento sopraffino di Anastasia Bartoli, volto non nuovo a Pesaro ma nuovo eccome per il ruolo estremamente impervio e complesso di donna tormentata dai sentimenti, a metà strada tra desiderio di vendetta, amore crudele e atto di perdono. Il pubblico la apprezza già dai primi virtuosismi e le tributa un lunghissimo applauso al termine della Gran Scena, fulcro narrativo del suo tormento interiore “Essa corre al trionfo”. Quello di Anastasia Bartoli è un timbro ricco, che trova nell’abbellimento e nel registro acuto la sua massima espressione in termini di colore. La vera trionfatrice della serata.
Enea Scala è un Pirro di prim’ordine. Non a caso il suo debutto in questo ruolo, come lui stesso riporta nei propri profili social, è avvenuto in forma di concerto a Mosca sotto la direzione di un gigante assoluto della Rossini Renaissance, promotore del ROF, Alberto Zedda. Di pregevole fattura il duetto iniziale con Ermione “Non proseguir! Comprendo” e la grande aria che Rossini concede al suo personaggio “Balena in man del figlio”. Il ruolo di Oreste vede il debutto di un rossiniano D.O.C., Juan Diego Florez, celebre tenore peruviano, Direttore Artistico del ROF e cittadino onorario di Pesaro. Certo, gli anni per lui cominciano a farsi sentire e a volte i passaggi all’acuto sono sostenuti da movimenti eloquenti del corpo e grandi prese di fiato. Fatto sta che nulla può impedire di affermare quanto ad oggi sia un interprete di riferimento del Belcanto a livello mondiale. “Reggia abborrita” è la cavatina che gli vale il plauso di ogni presente in sala. La sua performance brilla più del costume bianco che ha addosso. Bravissima nei panni di Andromaca Victoria Yarovaya. A completare il lungo cast Antonio Mandrillo (Pilade), il tragicomico Fenicio del basso Michael Mofidian, Clone di Martiniana Antonie, Cefisa di Paola Leguizamòn e l’Attalo di Tianxuefei Sun.
Ad ogni interruzione dello spettacolo il pubblico batte mani e piedi per esprimere un completo apprezzamento.
Uno spettacolo nello spettacolo, vera gioia per gli occhi, è la direzione di Michele Mariotti, che nell’ultimo anno ha tratto da Rossini i migliori successi nei migliori palcoscenici e nelle migliori occasioni d’Italia. Prima di “Ermione” a Pesaro ha infatti affrontato il leggendario “Guillaume Tell” al Teatro alla Scala e prima ancora lo storico ritorno di “Maometto secondo” al San Carlo. Il suo è un gesto che svela a tutti la strada da percorrere, e che la svela con movimenti chiari e calibrati. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI (al secondo impegno al ROF 2024 dopo “Bianca e Falliero”) lo segue battuta per battuta, le due parti si aiutano e si capiscono a vicenda.
Gioco di luci e ombre per il nuovo allestimento proposto da Johannes Erath, una scelta interessante quella delle proiezioni della notte, dei fulmini o della luna, con uno scalone da palazzo reale arricchito da tre rettangoli di luce bianca, in contrasto con il tono cupo della scena. Sulla scena e sui due lati per tutta l’opera campeggiano tavole imbandite, come se ci fosse un gran banchetto di conflitto, amore tragico, notizie inaspettate. Qualche stravaganza nei costumi (il petto in vista di Pirro o la canotta in pelle di Fenicio) e nei singoli oggetti, come un cavalluccio a dondolo (in riferimento simpatico al cavallo di Troia) e ai bastoni di laser bianco come spade e pugnali. Un consiglio adatto sarebbe quello di togliere il poco che c’è di superfluo, quel superfluo che fa levare in sala qualche timido dissenso nei confronti della regia.
Nel complesso lo spettacolo è un successo. Entusiasmo alle stelle in sala, apprezzamenti lunghi e generali, grandi file all’uscita artisti della Vitrifrigo Arena, dove i cantanti scattano foto e firmano i libretti degli amici e degli appassionati giunti a Pesaro quest’estate. Domani la Vitrifrigo vedrà risuonare anche il migliore Rossini del versante comico, con la sua opera per antonomasia, il “Barbiere di Siviglia”.
A cura di Giuseppe Scafuro – immagini riservate.