PRIDE 2024: perchè vincono Raffa e la Rettore?

Come accade ormai da sempre, anche quest’anno nei cortei della comunità LGBTQ (ma ormai diventati di tutti) dell’intera nazione, i manifestanti non si sono sottratti al rito delle danze scatenate sulle note dei loro beniamini. E come ogni anno in una ipotetica classifica di brani e artisti più amati, l’indimenticata Raffaella e nostra signora del Kobra ossia miss Rettore occuperebbero sicuramente le prime due posizioni. Da sempre incontrastate icone gay, le due artiste si stanziano anche nel cuore della generazione Z. Ma cosa rende speciali queste due figure, tanto da renderle intramontabilmente regine della suddetta comunità?
In primo luogo va riconosciuto a entrambe il forte impatto visivo sul pubblico: look spesso sopra le righe, trucco, parrucco e soprattutto outfit in linea con i gusti di una comunità sempre  alla ricerca di modelli estetici tutt’altro che prevedibili e banali.

Inoltre vanno sottolineate le tematiche che le due artiste, in tempi non sospetti, hanno proposto nelle loro hits. E non solo in termini di “diversità”  o ancor più nello specifico di omosessualità, ma anche e soprattutto in quelli di libertà, di rottura da schemi culturali dominanti e vincolanti. E non è trascurabile il coraggio delle due beniamine nell’aver affrontato i problemi delle minoranze aldilà della musica. Nei programmi tv per quanto riguarda la Carrà e nelle varie interviste (stampa, radio e televisione) per ciò che concerne Donatella. 

Insomma un condensato di coraggio, fantasia e trasgressione hanno fatto negli anni delle due artiste, due significative figure di riferimento (anche) del mondo omosessuale . Figure in cui identificarsi,  e non tanto sul piano estetico (questo ne diventa un mezzo)  quanto su quello comunicativo, di espressione, culturale. Raffaella e Donatella diventano due voci autorevoli per gridare al mondo dei benpensanti che “è bello far l’amore da Trieste in giù” (chiunque sia sotto le lenzuola) e che “come sono si vedrà, uomo o donna senza età “!