“Povere creature” è il film tratto dal romanzo omonimo di Alasdair Gray e realizzato dal regista Yorgos Lanthimos.
Qualche mese è passato da quando è uscito nelle sale e ancora non se ne vede un altro, non vorrei dire allo stesso livello o superiore, ma almeno leggermente somigliante come un parente alla lontana.
Sarebbe bello vederne uno al mese con le stesse caratteristiche artistiche per rimare un po’, se non altro.
È evidente, a mio parere, che un capolavoro così si possa creare soltanto se si è in uno stato di grazia. Non tutti/e saranno d’accordo. Del resto non tutti/e siamo in grado di riconoscere una gemma preziosa.
“Povere creature” racconta la rinascita di un essere umano, adulto, che sperimenta la vita reimparando tutto con il vigore di un bambino, in questo caso di una bambina.
Bella Baxter, interpretata dalla strepitosa Emma Stone, è una creatura che si è suicidata e ri-animata da uno scienziato che vuol essere, per lei, un Dio/padre, incarna la bellezza del desiderio in ogni sua forma: fisica, spirituale, psichica e sensuale o sessuale che dir si voglia.
Vive un girotondo di esperienze che la liberano da tutte le costrizioni.
Amore, dolore, divertimento, gioia, spudoratezza, coraggio, dolcezza, sono alcune delle emozioni, “compagne”, vissute da Bella, oltre alla ribellione, nella sua nuova avventura.
Una donna che con il cervello del feto del suo stesso sangue si emancipa, senza abbandonare mai ciò per cui è ri-nata ossia superare l’abisso dell’oscurità che accompagna ogni evoluzione, che si rispetti, degna dell’illuminazione.
Nel film non esiste censura culturale o di altro genere, le povere creature sono salve da qualsiasi tipo di compiacimento.
Straordinarie le scene dove la nudità appare come in un dipinto d’autore.
Impeccabili, dal punto di vista artistico, i momenti dedicati alla sessualità dove nulla è osceno; meravigliosa l’interpretazione di Emma Stone che riesce a restituire con una stucchevole semplicità, sia quando si spoglia che quando è immersa nel piacere, l’innocenza della scoperta e il desiderio di voler giocare ancora. Infatti la domanda che si pone è: “Perché le persone non fanno questo tutto il tempo?”, verrebbe da aggiungere: “Invece della guerra?”, ma, “armati” di pazienza aspettiamo un altro film che ci illumini.
Alla fine, Bella raggiunge la crescita emotiva, la consapevolezza di sé e cambia la realtà che non le genera piacere. Non solo, desidera studiare medicina e si spera “Incida sempre con compassione” come le suggerisce di fare Godwin, suo Dio/padre.
Non c’è niente che sia fuori posto: dalla scenografia, integrata nei pensieri, nelle parole, nelle azioni dei personaggi e nella storia raccontata, alla fotografia; nulla si può o si deve aggiungere quando si tratta di perfezione.
La perfezione è autrice di sé stessa e si insinua nella mente degli esseri umani, degli artisti. Fluisce. Si compie in tutto il suo splendore; raffinatezza è il suo secondo nome.
I costumi come i personaggi sono vivi e dimorano nella pura espressione creativa.
La colonna sonora è uno specchio che riflette il mood del film e in particolar modo della protagonista.
La sceneggiatura credo si sia rivelata ineccepibile, visto il prodotto finale.
La regia di Yorgos Lanthimos è magistrale con messaggi chiari e senza troppi virtuosismi.
È un film ipnotico, si rimane incollati come se il tempo, e tutto il resto, non esistesse.
A cura di Maria Grazia Grilli
Locandina dal web