Mujeres in scena a Napoli. Quanto di Napoli c’è in questo spettacolo e cosa significa per te portarlo in scena nella tua città?
Significa tantissimo portarlo qui, nella mia città. Ho vissuto fuori Napoli per tantissimo tempo, ma poi qualcosa mi ha riportata qui: risolvere, affrontare, riamare cose da cui ero fuggita e che avevo tralasciato e abbandonato.
Due storie di questo spettacolo sono ambientate a Napoli, e ne evidenziano la bellezza e le contraddizioni. Parlo di superstizione, violenza psicologica e retaggi culturali, camorra e amore, unendo la tradizione all’innovazione e il sacro al profano.
Sono tante le ragioni che portano alla scrittura, quali sono le tue e in particolare con Mujeres da dove nasce il tuo bisogno di voler raccontare e far conoscere questa storia?
Mujeres nasce dal bisogno di far sentire alle persone che c’è sempre una speranza, che, anche chi parte da condizioni svantaggiate, può, grazie alla propria forza e volontà personale, attuare una lotta interiore e cambiare le cose.
In questo spettacolo sei autrice, attrice e regista. E’ stata una scelta o per te è stato naturale conciliare i tre ruoli?
Non è assolutamente facile conciliare i tre ruoli. La scrittura avviene in maniera fluida e semplice, butto giù le idee come un fiume in piena, poi non le tengo tute ovviamente. Per la regia faccio scelte molto semplici: sono i tecnici che in genere mi assistono per la scelta delle luci e non utilizzo grandi scenografie. Per la recitazione avviene un momento in cui mi chiudo e penso solo a quella, altrimenti non potrei raggiungere grandi risultati.
C’è un momento particolarmente significativo per te in Mujeres? Se sì, quale e perché?
Sicuramente i momenti di catarsi dei tre personaggi: quando Cassandra, la sposa e Assunta Maria risorgono dalla loro condizione di oscurità trovando la luce interiore. Il momento più forte di tutti è sicuramente quando Assunta Maria dice a sua madre tutta la verità, trovando il coraggio di affrontarla. E’ un momento catartico, e a renderlo magico, la musica di Pasquale Ruocco alla chitarra che restituisce al testo, un momento denso di contrasti ed emozioni.
Cosa ti piacerebbe che il pubblico portasse con sé dopo aver visto Mujeres?
La voglia di cambiare le cose, fuori e dentro si sé.
Come definisci la tua scrittura e chi vuoi che sia il tuo pubblico?
La mia scrittura la definirei comico grottesca, unisco il dramma alla commedia, faccio riflettere attraverso commozione e risate. In questi anni ho avuto un pubblico caloroso e attento, mi piacerebbe spostare l’attenzione sui giovani, portare questo spettacolo nelle scuole per sensibilizzare sul tema della violenza psicologica e agli addetti ai lavori.
Come ti prepari prima di salire sul palco? Hai qualche rituale o abitudine ?
Sono molto superstiziosa, ansiosa e ipocondriaca. Tutt’altro che semplice!
In genere porto con me un oggetto che sento mi porta fortuna: una pietra, un corno, un quaderno di appunti, ma ogni volta indosso qualcosa di nuovo rispetto alla replica precedente: mi serve a dare nuova energia e rinnovare il personaggio. Poi faccio riscaldamento per rilassarmi.
Altri progetti da attrice?
Oltre a far crescere i miei spettacoli e portarli al grande pubblico, vorrei fare un’esperienza significativa facendomi guidare da un regista che stimo molto, sia per il teatro che per il cinema. Attendo il progetto più giusto per me!
Il prossimo appuntamento a Napoli per Mujeres?
Il 21 aprile al Palazzo dello Spagnolo. Ore 19:00 aperitivo e a seguire Mujeres.
Per info e prenotazioni: associazionebrodo@gmail.com
Grazie ;
a cura di Salvatore Vincenzo Catapano