Pesaro, ROF e Barbiere di Siviglia: il trinomio perfetto per ogni melomane.

A Pesaro il X Agosto si sta sotto le stelle della lirica di oggi.

Opere come “Il Barbiere di Siviglia” attraggono più pubblico rispetto ad altre misconosciute e raramente eseguite, ma ciò che è noto a tutti rischia di far cadere in un attimo nel buio chi lo fa. Non è questo il caso. Anche la quarta opera del ROF registra un successo convinto. Alla Vitrifrigo Arena nella notte di San Lorenzo va in scena la più nota commedia di Gioachino Rossini, nell’allestimento di Pier Luigi Pizzi già presentato al Festival nel 2018.

Piazzetta della casa di Bartolo con il famoso balcone della gelosia, interno della casa, il tutto di colore prevalentemente bianco. In più momenti della scena, qualche tavola imbandita sulla quale Basilio stappa e spruzza una bottiglia di spumante a simboleggiare il “colpo di cannone” della sua aria “La calunnia è un venticello”. Durante il temporale l’atmosfera si tinge di blu e dalle finestre si intravedono i lampi che impazzano. La scena è nel complesso leggera, fresca e soprattutto rispettosa. Cosa altro aspettarsi da un monumento vivente della regia d’opera come il Maestro Pizzi, che alla veneranda età di 94 anni non manca le occasioni per dimostrare al mondo dell’arte e della musica quanto dentro abbia ancora un fanciullino pronto a creare e a emozionare. Interessante la pedana che mette i cantanti alle spalle del direttore e che permette agli spettatori più vicini quasi di toccare con mano gli interpreti.

La bacchetta di Lorenzo Passerini si rivela estremamente funzionale nel contatto con la scena e il cast vocale, durante i concertati, l’impervio finale del primo atto e in tutti i tratti funambolici scritti da Rossini. Tipico ormai nelle produzioni in cui dirige il gesto e la gestualità estremamente energiche, serrate, che tengono sott’occhio ogni singola parte della macchina operistica. Precisione ritmica, qualità del suono e affiatamento con il fortepiano magistralmente suonato dal Maestro Michele D’Elia nell’alternarsi di arie e recitativi.

Cast promosso per intero, tra volti nuovi e artisti navigati.

Il cartellone delle voci è un misto validissimo di new age e vecchia guardia, a partire dal protagonista, il frizzante Figaro del baritono polacco Andrzej Filonczyk, che si presenta con un “Largo al factotum” di eccellente fattura, tanto per la meravigliosa tecnica che per doti attoriali e di presenza sulla scena. Durante la celebre cavatina infatti lui si spoglia e si riveste, cambiando look durante l’esecuzione.  Abile nei recitativi (dove dà sfoggio anche di un’ottima pronuncia) e nei brani d’insieme. Una voce di riferimento del nostro tempo. Finalmente da Pesaro giunge notizia di una Rosina interpretata da un contralto purissimo, la giovane Maria Kataeva, che lascia capire di conoscere così bene il suo ruolo da permettersi di giocare con lo spartito anche nelle occasioni più pericolose, come le arie “Una voce poco fa” o “Contro un cor che accende amore”.

Corretto dall’inizio alla fine, cimentatosi nella tremenda aria finale di Almaviva, di solito risparmiata ai tenori,  “Cessa di più resistere” (e dunque un quid in più solo per questo) è l’americano Jack Swanson, che riesce a valorizzare una voce che pur non essendo dotata di grande squillo si coniuga a una tecnica invidiabile. Di gran carriera, ruolo ormai inciso nel suo essere artista, è il Bartolo di Carlo Lepore. Dà precedenza alla bellezza del canto rispetto che a una comicità facile e banale, eppure non viene mai a mancare la sua dote di personaggio buffo, che strappa le risate del pubblico. Alla fine dell’impegnativa aria “A un dottor della mia sorte” lui, affaticato, simula uno svenimento, mentre gli applausi per lui sono scroscianti e nei recitativi mantiene sempre un tono adatto al tutore brontolone che rappresenta.

Un Basilio di assoluto blasone a chiudere i ruoli principali di un già fortunatissimo “Barbiere” con Michele Pertusi. Dà una versione del personaggio in preda alla balbuzie, con la giusta dose di fifoneria e opportunismo che lo contraddistinguono specialmente nei finali dei due atti. La sua carriera ormai parla per lui. La sua prossima stagione lo vede impegnato in tantissimi teatri d’Italia e d’Europa in svariati ruoli, da Rossini (compreso quello sacro) a Verdi. A completare il cast la Berta di Patrizia Biccirè, William Corrò nella doppia veste di Fiorello e Ufficiale e Armando De Ceccon come Ambrogio.

A cura di Giuseppe Scafuro – immagini riservate