PARIGI 2024: GIORNATA POSITIVA PER L’ITALIA.

Martinenghi e Ceccon centrano l’oro nella rana e nel dorso. Macchi beffato all’ultimo assalto nel fioretto non senza polemiche.

In meno di 24 ore il nuoto regala emozioni uniche: Nicolò Martinenghi vince nei 100 rana, 24 anni dopo Domenico Fioravanti a Sidney e lo fa nella maniera più sensazionale, se consideriamo i rivali in vasca. L’inglese Adam Peaty, accreditato per il gradino più alto del podio, chiude secondo. La sua storia meriterebbe di essere raccontata, ma stavolta non è lui il protagonista. Nicolò esce dall’acqua incredulo e sbalordito, ai microfoni Rai quasi non riesce a descrivere le sue emozioni, dichiara di voler aspettare che alla cerimonia di premiazione suoni l’Inno di Mameli per crederci sul serio. Ma non lo canterà, non lo ha fatto mai. All’atleta della Canottieri Aniene mancava solo questo titolo, dopo gli europei in vasca corta del 2021, i mondiali di Abu Dhabi dello stesso anno e quelli di Budapest nel 2022. Poi a Roma diventa la star continentale, con una collezione di medaglie impressionante e ancora a Melbourne, oro nella staffetta. Quest’anno chiude in 59 secondi e 3 centesimi davanti a Peaty e allo statunitense Nik Fink, diventando il quinto nuotatore della storia dello sport italiano a vincere l’oro olimpico.

Circa 24 ore dopo entra in acqua Thomas Ceccon, dorsista, l’unico nuotatore italiano detentore del record mondiale; ha conquistato la finale con il secondo miglior tempo. Nei primi 50 metri arriva terzo, dietro a Xu e Murphy. Poi la rimonta: recupera costantemente e chiude a 52 secondi netti, davanti ai due rivali diretti. Mai nessun italiano, prima di Ceccon, aveva vinto un oro olimpico nel dorso. L’atleta delle Fiamme Oro ha preparato la gara in ogni minimo dettaglio, perché a quei livelli, se non sei perfetto, non vinci.

Poco dopo Benedetta Pilato perde il podio per un solo centesimo nei 100 rana e si abbandona ad un pianto di gioia perché l’anno scorso nemmeno avrebbe sperato di giocarsi una finale olimpica.

Poi si passa al fioretto, ma più che alla gara, il trend topic è dedicato alle decisioni arbitrali. Filippo Macchi perde 14 a 15 contro Cheung (Hong Kong) e conquista l’argento, sotto gli occhi di un adirato Stefano Cerioni, l’allenatore. Nei due episodi precedenti al punto decisivo, sul 14 pari, l’arbitro “ha deciso di non decidere” e ha fatto continuare il duello. Eppure sembrava che l’italiano avesse realizzato la stoccata vincente in entrambi i casi. Il fiorettista toscano, nipote d’arte, si è giocato il podio più alto contro ogni pronostico, ma l’esito non è stato favorevole, forse per l’arbitraggio poco “deciso” o forse per la tecnologia.

Per un po’ di sfortuna (definiamola tale) e qualche defaillance da parte degli atleti, l’Italia si è trovata in difficoltà in diverse discipline, mentre i presupposti lasciavano presagire ben altri risultati. Anche nel judo e nel pugilato non è andata benissimo e in tutti questi casi c’è stato più di qualche dubbio sulle decisioni arbitrali.

Sperando che nei prossimi giorni la situazione possa volgere a favore dei nostri atleti azzurri, per questa giornata possiamo dire che, comunque, il bilancio è positivo.

A cura di Clemente Scafuro