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PARIGI 2024: CALA IL SIPARIO SULLA XXXIII OLIMPIADE.

Luci ed ombre sull’evento sportivo più importante del pianeta. E’ stata definita l’Olimpiade della diversità ma per molti il ruolo dei concorrenti è stato messo in secondo piano. L’Italia chiude con 40 medaglie e più ori rispetto a Tokio 2020.

La lunga cerimonia di chiusura dei Jeux de la XXXIII Olympiade de Paris si conclude con Tom Cruise che, a bordo di una moto, porta la bandiera olimpica fuori dallo Stade de France per intraprendere il viaggio verso Los Angeles, che ospiterà i prossimi giochi nel 2028. Uno stadio gremito, 80.000 spettatori, partecipi, vivaci e divertiti, che hanno fatto da sfondo alla sfilata dei 10.500 atleti (5.250 uomini e 5.250 donne), alcuni dei quali con preziose medaglie al collo.

Già durante la cerimonia di apertura lo spettacolo è stato assoluto protagonista. Dall’esibizione dei Gojira, band metal sconosciuta ai più, alla tanto discussa rappresentazione progettata da Thomas Jolly erroneamente accostata al famoso dipinto dell’Ultima cena di Leonardo, mentre si trattava di ben altra opera, vale a dire Le Festin de Dieux, di Jan Harmensz van Bijlert, per chiudere poi con questa enorme mongolfiera che innalzava sui cieli di Parigi il sacro fuoco olimpico. Gli atleti, però, non è che abbiano avuto “una parte importante” in tutta questa scena. Passaggio dei team sulla Senna, in rigoroso ordine alfabetico, con qualche inquadratura di rito e null’altro.

Gli atleti, appunto. Nel villaggio olimpico di sono succedute critiche di vario genere, dalla struttura dei letti alla qualità del cibo, alla ridotta quantità di proteine disponibile nelle mense, al caldo. Fuori dai dormitori, una Senna altamente inquinata, certamente non balneabile e, caso decisamente curioso, la dubbia qualità delle medaglie in palio. In diverse occasioni, errori arbitrali hanno compromesso seriamente alcune competizioni: addirittura nel ciclismo gli ispettori di gara avevano “perso il conto” dei giri nel velodromo; il Settebello ci ha rimesso una medaglia, per un grave errore arbitrale e a niente valgono le scuse del Comitato Olimpico Internazionale. Sinceramente.

Quindi, messe da parte tutte (ma proprio tutte, suvvia!) le polemiche su questa Olimpiade che certamente verrà ricordata a lungo, ci dedichiamo, come è ovvio che sia, alle imprese sportive e a come le hanno vissute tutti i concorrenti. Potremmo partire dal record del mondo nel salto con l’asta, sugellato da Duplantis al 6,25 metri, oppure dalla finale dei 100 metri uomini, la gara regina di ogni Olimpiade, che ha visto tutti gli otto finalisti tagliare il traguardo al di sotto dei 10 secondi e in soli 12 centesimi di distanza dal primo all’ultimo; potremmo passare per lo storico oro della squadra femminile di pallavolo italiana, per le meravigliose acrobazie di Simone Biles, per la vittoria di Imane Khelif nel pugilato.

L’Italia porta a casa 40 medaglie, come a Tokio, ma stavolta ci sono due ori e tre argenti in più. Sono tantissimi i quarti posti, le cosiddette “medaglie di legno”, al punto tale che il Presidente della Repubblica chiede che all’incontro ufficiale con i medagliati siano presenti anche loro. Premesso che sono stati fantastici tutti gli Azzurri, dal primo all’ultimo, bisogna ammettere che qualche prestazione (e non solo da medaglia) è rimasta nel cuore più di altre. L’oro di Alice d’Amato, ad esempio, è bellissimo, oltre che importante. Le ragazze della pallavolo conquistano per la prima volta il podio più alto e per di più in maniera schiacciante: mai nessuna squadra dell’Italvolley era arrivata alla medaglia d’oro.

Poi ci sono Greg Paltrinieri, Martinenghi, Ceccon, De Gennaro, il quartetto Fiamingo, Rizzi, Santuccio, Navarria nella spada femminile, e ancora, ancora nomi ed eccellenze italiane. C’è il bronzo nel salto triplo di Diaz, esempio di resilienza, ed è curiosa l’immagine dell’abbraccio con il suo tecnico Fabrizio Donato, a sua volta affiancato da Roberto Pericoli, allenatore di Fabrizio ai tempi del bronzo di Londra 2012: una vera e propria dinastia del triplo, tra l’altro tutta a marchio Fiamme Gialle (Gruppi sportivi della Guardia di Finanza).

Ancora: una nazione col fiato sospeso per i problemi di salute di Gianmarco Tamberi, che non supera la quota dei 2,27 metri nel salto in alto, dopo aver deciso di partecipare alla finale nonostante un ricovero d’emergenza poche ore prima per coliche renali. Gimbo, che nelle acque della Senna aveva perso anche la fede nuziale, durante la cerimonia di apertura dei Giochi. Marcell Jacobs non va a podio nonostante il tempo di 9 secondi e 85 centesimi nei 100 metri, una finale al cardiopalma e probabilmente la più bella vista finora. Nadia Battocletti, la mezzofondista che conquista l’argento nei 10.000 e che nemmeno ci pensava, a quella gara, puntando ai cinquemila.

Donato e Diaz Centro Sportivo FFGG Castelporziano. Immagine riservata

Menzione speciale per tutti quegli atleti che ci hanno provato, ma non hanno calcato il podio. In una edizione dei Giochi Olimpici dagli standard decisamente elevati, molti di loro hanno dimostrato una maturità che in molti casi ha spiazzato anche i giornalisti che li intervistavano e che sembravano esser certi di ricevere altro tipo di risposte alle loro domande, spesso disfattiste. Benedetta Pilato, ad esempio, scoppia in lacrime in diretta Rai perché per un solo centesimo non è riuscita ad accedere alla finale dei 100 metri rana; nonostante questo, dichiara che è il “giorno più felice” della sua vita.

A chiosa di quest’esperienza in chiaroscuro, in cui gli atleti hanno solo brillato come diamanti, la dichiarazione del Presidente del Coni Giovanni Malagò: “Sono molto orgoglioso anche perché siamo un paese chiaramente multidisciplinare. Sotto il punto di vista degli infortuni (Tamberi, Dell’Aquila, Sinner, ndr.) è stata un’edizione sfortunata, ma siamo stati bravi a compensare con gli altri. Paltrinieri ha tutti i presupposti per fare il portabandiera a Los Angeles 2028”.

Dal 28 agosto ci saranno le Paralimpiadi. Streetnews ci sarà, come sempre.

A cura di Clemente Scafuro – immagini dal web

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