Il 19 luglio alle ore 21, andrà in scena al Teatro Tor Bella Monaca lo spettacolo “Mia moglie Penelope” con Ornella Muti e Pino Quartullo. Tratto dal romanzo “Itaca per sempre” di Luigi Malerba (ed. Mondadori), lo spettacolo è diretto da Pino Quartullo e l’adattamento è di Margherita Gina Romaniello. Le musiche dal vivo (arpa birmana, sitàr, duduk, tromba tibetana) sono di Oscar Bonelli.
Ulisse torna ad Itaca dopo vent’anni di guerra a Troia e avventure per mare. Trova la sua reggia invasa dai Proci e decide di non farsi riconoscere per compiere la sua vendetta. Solo Telemaco suo figlio e la sua nutrice ne saranno al corrente. E la sua amata moglie Penelope? Davvero Ulisse pensa che un mucchio di stracci ed un trucco puerile possano ingannare il cuore e gli occhi di una donna? Lei sa, ma finge di non sapere, lui non sa e si comporta convinto che solo lui possa sapere. Nella versione del grande Malerba, Penelope non è poi così mite e ingenua da perdonarlo per averle mentito, per averle nascosto di essere suo marito. Mentre Ulisse trucida i Proci, Penelope cuoce a puntino Ulisse, si vendicherà ben bene di lui. Fino al sorprendente epilogo. Un testo divertente, una partita a due fra un uomo ed una donna che sovvertono gli stereotipi del mito e confermano che anche le coppie più celebri non si sottraggono alle ripicche ed alle rivendicazioni di una moglie rispetto a suo marito. E viceversa. Un ribaltamento di prospettiva ed una narrazione meno eroica e più umana rispetto all’epica vicenda dell’uomo più intelligente e astuto della mitologia e della donna assurta a simbolo di paziente attesa e di fedeltà incondizionata.
“Mentre tutti gli altri eroi di Troia sono tornati ai loro affetti, tu Ulisse hai viaggiato smarrendo stranamente una strada che conoscevi benissimo. Se gli Achei hanno impiegato dieci anni per conquistare Troia, non sarà meno arduo per il loro eroe più scaltro riconquistare sua moglie”
“Ho lasciato ad Itaca una moglie giovane, mite ed ingenua, ritrovo una donna forte, furba e poco incline al perdono. Dov’è finita la tua proverbiale capacità di conquista, misero Ulisse?”