Dopo il successo del ‘Sol dell’Avvenire’, Nanni Moretti all’età di 70 anni decide di prednre a cuore una nuova sfida artistica: debutta a teatro con i “Diari d’amore”, ovvero Dialoghi e Fragola e panna, due commedie di Natalia Ginzburg per le quali ha voluto Valerio Binasco, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli e Giorgia Senesi.
“L’amore per il teatro, da spettatore, è diventato più forte dopo la pandemia. Sono sempre stato un frequentatore, ma a volte più per dovere. E invece, dopo il Covid, si è amplificata una passione vera”. Nanni Moretti, rilassato e sorridente dopo la prima molto applaudita del suo Diari d’amore al teatro Carignano, spiega così il suo debutto da regista di prosa, a settant’anni tondi. Del palco, come narratore, ha l’esperienza consumata leggendo per l’Italia i diari di Caro diario negli ultimi anni. Ma quelli che stavolta porta in giro per l’Italia (a Torino sarà fino al 29 ottobre, poi molte tappe fino a giugno) sono quelli scritti di un’autrice affine al suo immaginario: Natalia Ginzburg
Diari d’amore è un dittico di commedie, Dialoghi e Fragola e panna: “Ho riletto tutte le commedie di Ginzburg, ho scelto queste due, una delle quali non era mai stata allestita a teatro”. Tra i produttori, oltre al Teatro Stabile di Torino, dell’Emilia Romagna (ER T) e il Teatro di Napoli, anche un gruppo di francesi “mi amano tanto e mi prendono sul serio. Come diceva mio padre, finché dura…” scherza il regista sulla passione longeva che la Francia riserva al suo cinema.
Non si può raccontare lo spettacolo – c’è un embargo alle recensioni che dura ancora qualche giorno – ma si possono prendere in prestito le parole di Alberto Barbera, direttore della Mostra di Venezia e uno dei tanti ospiti della serata. “Conosco Nanni dal primo lungometraggio in Super8 che ho portato a Torino quando mi occupavo di cineclub torinesi. Lui era venuto da Roma con il treno di notte, ero andato a raccoglierlo a Porta Nuova, non lo avevo riconosciuto, poi ci siamo trovati per casa e siamo stati qualche giorno insieme. Mi ha sorpreso questa idea di debuttare a teatro. A settant’anni uno non pensa di rischiare una carriera facendo qualcosa che non ha mai fatto prima, però è tipico di Nanni. Non solo il coraggio, non si è mai tirato indietro di fronte a nulla, ma anche la generosità di mettersi in gioco. Un atto di fiducia, un atto creativo che farà del bene alla cultura non solo cinematografica”.
Dopo lo spettacolo commenta: “Una prova bellissima e una grandissima scelta di testi. Ha tirato fuori dal cassetto questi due atti unici, che sono di una ferocia assoluta, la demolizione dell’ipocrisia perenne della borghesia, perché non è cambiato tanto da quando la Ginzburg ha scritto questi testi. Il lavoro che ha fatto Moretti è straordinario, ha diretto l’opera teatrale come dirige i suoi film, con l’aria di non dirigere. Nella semplicità assoluta. Se guardi i suoi film, non ci sono movimenti di macchina, il grado zero della scrittura. Poi ti rendi conto del grande lavoro fatto a togliere, a rendere tutto essenziale, a lavorare sulla profondità del testo e non sulla gestualità e l’estetica in quanto tali. Così ha fatto qui, ha reso tutto essenziale, a partire dalla scenografia che sembra fatta con i divani di casa, e invece c’è tutto questo lavoro che è fatto sul testo, sulla profondità delle relazioni umane, sui sentimenti o sulla loro assenza, dietro la vernice di apparente coinvolgimento che invece nasconde un vuoto assoluto, un abisso di rapporti umani senza senso”. Sottolinea, Barbera, come a uscirne peggio siano gli uomini.
Assistono allo spettacolo la figlia della scrittrice Alessandra, psicanalista e studiosa di letteratura, e la nipote Caterina, che siede nel consiglio di amministrazione del Teatro Stabile di Torino.
a cura di Domenico La Marca