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MAZZARRI II – IL RITORNO INASPETTATO

Se si pensa a Walter Mazzarri e Napoli, riaffiorano nella mente vecchi, luminosi ed indelebili ricordi: una giacca tolta anche sotto il diluvio, la superstizione, la grinta tirata fuori da un gruppo di giocatori incredibilmente normali, le rimonte impossibili, le reti nei minuti di recupero, i tre tenori (Hamsik, Lavezzi, Cavani) e le magiche notti europee.

Chi l’avrebbe mai detto che a distanza di quattordici anni, il tecnico livornese si fosse seduto di nuovo sulla panchina azzurra?

Ed invece, come nel più classico dei colpi di scena, Aurelio De Laurentiis ha sorpreso tutti ed una volta reso il benservito a Rudi Garcia, in un mini casting durato appena ventiquattro ore, ha scelto Walter Mazzarri.

MA COME SI È ARRIVATI A TUTTO QUESTO?

Il Napoli e tutta Napoli arrivano da una festa meravigliosa attesa trentatré lunghissimi anni, la tanto desiderata vittoria dello scudetto è giunta, ma come già preannunciato, gli azzurri saluteranno due colonne importanti: il direttore sportivo Cristiano Giuntoli ed il mister Luciano Spalletti, autentico idolo del popolo partenopeo. Il presidente Aurelio De Laurentiis in prima persona, sceglie di affidare le redini della squadra al tecnico francese Rudi Garcia e sceglie Mauro Meluso (ex Lecce e Spezia) come direttore sportivo. Il cammino in campionato inizia anche con il piede giusto, due giornate a punteggio pieno e gioco che pur essendo molto diverso dal suo predecessore, si dimostra efficace nei risultati battendo Frosinone e Sassuolo. Ma qualcosa poi si inceppa: il Napoli inizia ad essere nervoso, i risultati e le prestazioni della squadra nelle successive giornate crollano e l’allenatore ci mette il suo zampino, con cambi che si rivelano poco comprensibili. Si avvertono i primi malumori della tifoseria e dei giocatori (gesti eloquenti dopo le sostituzioni), ma il presidente rinnova la fiducia al tecnico che continua il suo lavoro fino al disastro totale contro la Fiorentina al Maradona, con la Viola che batte a domicilio gli azzurri 1-3 e lí si percepiscono le prime voci di corridoio che parlano di esonero per Garcia. Esonero che non arriva per mancanza di alternative ed il secco “no” di Antonio Conte che coglie impreparato ADL dopo un lungo colloquio.

Si decide allora di andare avanti con il francese fino alla sosta successiva, la classica fiducia a tempo, quella fiducia che al primo errore si scioglie come neve al sole. È la partita di Champions League contro l’Union Berlino in casa da segnare col bollino rosso: il Napoli pareggia 1-1 (non basta il vantaggio di Politano) contro i tedeschi che giungono in terra partenopea reduci da dodici sconfitte di fila in tutte le competizioni. La scena che lascia i pensieri più oscuri dietro questa vicenda è il modo in cui i tedeschi trovano il pareggio: lo stesso identico contropiede in cui otto mesi prima il Napoli si difese a Reggio Emilia arrivando in cinque secondi con undici uomini dietro la linea della palla (i famosi assatanati come li chiamò Spalletti) contro l’Union tale contropiede, in situazione di due contro due, resterà tale fino alla rete del pareggio di Fofana. È purtroppo il segno evidente che la squadra non segue l’allenatore, nelle decisioni, ma anche nei comportamenti e contro l’Empoli si arriva ad un punto di non ritorno: la scelta di lasciare fuori dall’inizio Zielinski e Kvaratskhelia è incomprensibile ai più, dato che dopo quella partita c’è la sosta ed il Napoli ha bisogno soltanto di vincere per non perdere ulteriore terreno dalla testa della classifica, ma non solo la decisione si rivela inefficace, la squadra gioca male, subisce nel recupero il gran goal di Kovalenko e Kvaratskhelia si vede respingere da Berisha il goal del pareggio a pochi secondi dalla fine.

Il Napoli perde ancora in casa dove la vittoria manca dal 27 settembre (Napoli-Udinese 4-1, ndr.) ed è la goccia che fa traboccare il vaso. Rudi Garcia, dopo la partita, partirà per Nizza (tornerà a Napoli solo dopo l’esonero per salutare gli amici che si era costruito) e successivamente comincerà il sopracitato mini casting di De Laurentiis: l’incontro con Tudor (non andato a buon fine) e la coraggiosa scelta di regalare una seconda esperienza sulla panchina azzurra al tecnico di San Vincenzo che fin dai primi giorni si sta dimostrando un tamburo battente, colpendo positivamente il gruppo. Mazzarri ha già avuto modo di interloquire con il suo bomber Victor Osimhen, adesso fermo ai box e le prime impressioni sono parse ottimali con l’attaccante che sembra motivato e voglioso di tornare in campo a lottare con i compagni. Le trattative per il rinnovo dell’attaccante nigeriano sono ancora in stand-by ed il futuro di entrambi viaggia su due strade parallele ma collegate dallo stesso fattore: prestazioni e risultati. Finalmente si ricomincia a respirare aria di campionato e sabato ci sarà il primo big match della seconda era Mazzarri, sarà Atalanta – Napoli alla Gewiss Arena, poi seguiranno la trasferta europea a Madrid, l’Inter al Maradona, la Juventus allo Stadium e per finire la partita finale del girone di Champions quando arriverà il Braga al Maradona, per un vero e proprio tour de force con cinque partite in diciassette giorni che ci diranno tanto del futuro di Mazzarri, di Osimhen e del Napoli.

Riuscirà il buon vecchio Walter a ripetere l’impresa di risollevare il morale di una piazza, di un popolo tanto esigente come quello napoletano?

a cura di Antonio Cocchio

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Redazione StreetNews.it
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