Tutti bocciati, ad eccezione del portiere Donnarumma.
La speranza qualche settimana fa era stata che mister Spalletti avesse trovato la quadra in un gruppo che non aveva dimostrato di meritare la maglia azzurra. Invece contro la Svizzera abbiamo visto probabilmente la peggiore nazionale degli ultimi 30 anni: impalpabile, senza carattere e identità, senza grinta. Atleti di valore, se guardiamo i contratti stellari che firmano di anno in anno, ma che dovrebbero ripartire dai campetti di periferia, per capire quantomeno cosa significhi sudare la maglia.
Dal primo minuto una sola squadra in campo: il team rossocrociato comanda sul rettangolo verde, intercetta tutti i passaggi (sbagliati) degli avversari, relega gli Azzurri nella loro metà campo. Con estrema facilità, come se fossero chissà quali campioni… e invece non è così. Indubbiamente ci hanno messo pathos, grinta, impegno: valori che dal nostro canto non sono pervenuti. Donnarumma ce la mette tutta, compie un paio di miracoli nel primo tempo ma non può niente contro il tiro velleitario di Freuler, che percorre più di 40 metri, entra in area senza che nessuna maglia azzurra vada a contrastarlo e insacca in rete per l’uno a zero. La reazione dell’Italia è impalpabile: nemmeno un impeto di rivalsa, nulla.
La speranza che si scenda in campo per la ripresa con maggiore vivacità dura meno di 30 secondi: azione di Vargas su assist di Aebischer, di nuovo senza ostacoli, ha il tempo di posizionarsi, guardare la porta e studiare un tiro a giro che si piazza all’incrocio dei pali. Anche dopo il due a zero l’Italia sembra voler mantenere il risultato a proprio favore, visto che in campo continua a giocare solo la squadra avversaria. Il primo tiro in porta, l’unico di tutto l’incontro, lo vediamo solo dopo il minuto 80 ed è quasi ridicolo. Al triplice fischio del polacco Marciniak, l’esultanza meritatissima degli Elvetici per il passaggio ai quarti,
mentre gli Azzurri appaiono dispiaciuti e stanchi… forse perché rimpiangono qualche giornata in più in costume da bagno sulle spiagge di Formentera, perché ormai il mood è quello: solo immagine, niente sostanza.
I tifosi presenti all’Olimpico di Berlino rimandano al mittente le scuse espresse da Donnarumma e da Spalletti: non sono accettate giustificazioni. Ci si giustifica quando si prova di tutto, quando ci si sacrifica e non si riesce, non certo quando si indossano le scarpette solo per sentirsi famosi. E poi, allo stato attuale, sono famosi solo per aver fatto una delle figure più meschine della storia del calcio nazionale italiano. E non è motivo di vanto.
Eravate Campioni in carica, quantomeno un po’ di cuore potevate mettercelo.
A cura di Clemente Scafuro