Il talento di Elisa Alessandro
Il talento di Elisa come quello di chiunque altro.
Lo scopo di questa intervista è di onorare i talenti, delle persone sconosciute ai più, raccontandone uno in particolare.
Che ognuno possa vantare un unico o più talenti è storia risaputa.
Ed Elisa Alessandro ha i suoi.
Con Eli ci siamo incontrate, nel 2001, al Duse international di Roma, tutte e due allieve di Francesca De Sapio, malgrado la differenza di età siamo diventate amiche, nel senso più realistico della parola; la frequentazione non era assidua, ma l’amicizia assolutamente vera.
Elisa è un’attrice molto talentuosa e lo dico non da amica, ma perché è la verità, le prove basta cercarle per trovarle.
A un certo punto se n’è andata a vivere a Parigi, un po’ per amore e un po’ per il fatto che Parigi offriva una vita migliore per un’artista, forse, tra qualche rigo lo racconterà lei stessa. Le farò la domanda chiara e tonda.
Era giovanissima quando l’ho conosciuta, oggi è una donna e una mamma.
Non ha perso la dolcezza, l’entusiasmo per la vita e neppure il talento.
Elisa Alessandro è membro a vita del Duse – Centro Internazionale di Cinema e Teatro, diretto da Francesca De Sapio.
Nel 2006 fonda insieme a Marco Calvani l’Associazione Culturale Mixò.
Attrice e autrice – scrive e interpreta “Sarà Estate – dedicato a Jean Seberg”.
Ha lavorato con Marco Calvani, Carlotta Corradi, Marco De Luca, Ivano De Matteo, Francesca De Sapio, Neil LaBute, Luciano Melchionna.
Nel 2011 riceve il premio come Miglior Attrice Emergente per il Film “Penso che un sogno così”.
E un altro premio come Migliore Attrice per “Sarà Estate”.
Cos’è per te il talento? Cosa rappresenta? Libertà o costrizione? O tutte e due? O nessuna delle due?
Il talento, per me, è qualcosa con cui si nasce. Tutti/e ne abbiamo almeno uno; a volte non si scopre, mai, altre sì.
In base alla mia esperienza personale, il talento è indubbiamente un dono e può portare sia vantaggi che conseguenze spiacevoli.
Se non si è in grado di esprimerlo nella propria vita come si vorrebbe può diventare una grande difficoltà viverci insieme, perciò è un’enorme libertà, ma può trasformarsi in una costrizione.
Quanto peso ha il talento, o i talenti, nella tua vita?
Credo che tutto quello che mi muove nella vita e mi fa avanzare, evolvere, desiderare, venga da lì, dai talenti che ho.
Quindi decido di recitare, di scrivere oppure di lavorare, mettendo il mio talento nel comunicare con una persona o nell’ascoltarla.
Sono convinta che i talenti mi guidino nelle scelte che faccio.
Il talento ha un immenso peso in realtà. È una luce, un faro che illumina la strada che percorro e grazie a questa luce procedo passo dopo passo lungo il mio cammino. Se non ci fosse, la luce, potrei andare in posti dove non mi sentirei a mio agio.
Cosa pensi della fama e del successo?
Penso che siano due armi a doppio taglio. Capaci di distruggerci se non siamo pronti/e a riceverli. E che abbiamo un’idea molto romantica, talvolta, di questi due fenomeni.
Sono certa che nella vita tutto sia una questione di fortuna e destino. Senza dubbio è importante impegnarsi per cercare di andare dove si vuole, ma accettando le meravigliose avventure che le correnti, apparentemente, contrarie possano portare.
Mi viene in mente la poesia di Kavafis: Itaca.
“Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.”
Roma Parigi solo andata o potresti un giorno tornare in Italia?
No, non tornerei, benché rimanga il mio Paese di nascita.
La vita è estremamente complicata in Italia; troppe cose non funzionano e poi non mi piacciono i modi di fare italiani, non voglio generalizzare, sarebbe sbagliato farlo, un po’ come dire che i francesi sono antipatici, non è vero, innanzitutto dipende da come ci si pone, se con gentilezza il francese è sicuramente gentile.
Attualmente posso affermare con certezza che non rientrerei in Italia, poi non si sa mai, la vita è piena di sorprese, non si può essere certi di nulla.
Trovo che dove sono ora la mia qualità di vita sia aumentata in modo esponenziale.
Paragoniamo l’Italia alla Francia senza farci troppo male.
C’è più rispetto in Francia per il talento? Perché ti sei trasferita?
Sì, c’è molto più rispetto.
Il mestiere degli attori, delle attrici e i mestieri legati alla recitazione, in generale, sono considerati più che in Italia, basterebbe pensare che qui esiste l’intermittence: la disoccupazione per i lavoratori dello spettacolo. Raggiungendo un certo numero di ore si può avere per circa un anno una discreta somma di denaro al mese.
Io non l’ho mai voluta fare. Ho una mia etica, probabilmente errata, non lo so, ma non sono interessata a lavorare in una cosa qualsiasi pur di ricevere uno stipendio cioè preferisco guadagnarmi la vita occupandomi di altro piuttosto che fare le comparse, in quanto magari mancano due ore di attività produttiva per arrivare ad aver l’intermittence.
Per me il mestiere dell’attore è sacro, lo faccio per scelta con amore e non per necessità.
Desidero fare qualcosa a cui tengo, non mi va di adoperarmi solo per realizzare ciò che serve ad avere un contributo economico dallo Stato. Questa può essere che sia una mentalità non giusta, chissà, se avessi agito diversamente avrei avuto più tempo da dedicare alla ricerca di ciò che mi appassiona o racimolato più contatti, però io sono così e non posso snaturare la mia essenza.
Mi sono trasferita per la stanchezza, direi che fossi sfinita dal sistema italiano, totalmente ammuffito, dove comunque si possono pure fare cose belle, avere begli articoli, ma se non conosci qualcuno, se non entri in quel giro là che è l’unico che lavora in continuazione, che vale a dire gli stessi nomi, le stesse cose, puoi stare sicura che non la sfondi quella porta.
In Italia neanche i provini si riescono a fare, mentre qui sì; poi non è che in Francia manchino gli attori e le attrici che lavorano di più o la star del momento che fa tutti i film, ciò nonostante si ha accesso ai provini, poi può funzionare o no.
Per quanto io parli molto bene il francese un minimo di accento ce l’ho ancora, non è che sia bilingue, e chiaramente è più difficile trovare parti adatte a me, ma i provini li faccio e i casting li incontro
In Italia veramente sembrava di stare in una specie di sabbie mobili
Parigi per te rappresenta anche l’amore per Jean Michel, poi c’è Andrea il tuo splendido bambino che ha compiuto otto anni e mezzo e Iris la tua stupenda bambina di due anni e mezzo; sono le tue migliori opere d’arte, giusto?
Si, lo sono, indiscutibilmente.
Devo dire che anche l’assistenza alle mamme che hanno bisogno di aiuto qui è formidabile.
C’è una politica sociale, a misura d’uomo, che l’Italia per ora può solamente immaginare, mi spiace doverlo constatare, visto che è il mio Paese di origine.
Onestamente, i provvedimenti finalizzati a migliorare la situazione economica di chi è in difficoltà sono straordinari. Per non parlare di dove lavoro in questo periodo. Non esiste una cosa del genere in Italia, eppure è un organismo pubblico che sarebbe utile; ciascuno, nella propria carriera, potrebbe averne bisogno nel momento in cui si licenzi o venisse licenziato/a o soltanto volesse cambiare professione. In Francia oggi ci si può presentare in questo ente statale e trovare il modo non solo di avere un sostegno economico, ma persino di farsi pagare la formazione per l’eventuale nuova collocazione.
Questo è uno degli aspetti, poi ce ne sono tanti altri. Ci sono aiuti di tutti i tipi, presumibilmente troppi, visto che poi alcuni/e se ne approfittano.
La Francia non sarà un Paese perfetto, avrà pure i suoi difetti, ma non c’è paragone con l’Italia. È proprio un’altra vita.
Può darsi che ce ne siano anche in Italia di aiuti, ma non così.
No, a questo livello no.
Progetti futuri? Teatro, cinema, un altro bambino, un’altra bambina?
No, altri/e bambini/e no, due sono perfetti, ho dato quello che dovevo dare. Tutto bellissimo, ma è un altro lavoro.
È meraviglioso e faticoso essere mamma, una responsabilità gigantesca. Ed è molto difficile quando i/le figli/e crescono. Si vorrebbe fare ogni sforzo, affinché diventino degli esseri umani eccezionali e inevitabilmente si va a sbattere contro le proprie insicurezze o le cose non risolte della propria vita. È un lavorone. In particolare, adesso che Andrea è più grande molte volte vedo che riproduco quello che ho vissuto, pur avendo fatto un lungo percorso e lavorato molto su di me, però “quelle cose lì” vengono fuori. È un impegno quotidiano, soprattutto, cercare di rispettare come lui è.
Per quanto riguarda i progetti futuri, continuo a fare i provini e spero che si manifesti qualcosa di bello.
Mi piacerebbe rimettere in scena, questo è un progetto che ho e non so quando si realizzerà, ma vorrei farlo, il monologo di Jean Seberg.
Poi siccome mi sono trasferita un po’ lontano da Parigi, a circa quarantacinque minuti di treno, vorrei organizzare dei laboratori teatrali e ideare un festival di teatro qui nel villaggio dove abito.
Ti mancano gli amici e le amiche?
Questo cambio di vita mi ha reso consapevole del fatto che le persone a cui voglio bene, e che me ne vogliono, rimangono per tutta la vita, non le perderò mai, sono nel mio cuore e ci resteranno per sempre ovunque io sia. È una cosa che mi rende infinitamente felice.
Non ho sofferto il distacco o sentito la solitudine e questo mi ha fatto molto piacere.
I veri amici e le vere amiche li porto con me in qualunque luogo io vada.
A cura di Maria Grazia Grilli
Foto di Philippe Vermale