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Il sogno di Morfeo e il risveglio di Alice

Antonio Piccolo firma un originale ed eclettico lavoro teatrale, la cui ultima replica è andata di scena ieri sera a Sala Assoli.

Gli esseri umani non sono più in grado di sognare come un tempo. Le loro proiezioni oniriche sono turbate, esagitate, anche a causa dei ritmi frenetici della vita quotidiana. Il personale dell’Eremo, la centrale di controllo dei sogni che è presieduta da Morfeo, all’uopo affiancato dalla sorella Notturno e dall’assistente Artemidoro, è dunque costretto a intervenire nel punto culminante della tensione onirica, riportando l’irrequieto sognatore allo stato di veglia, per mezzo di efficaci «sveglie telluriche». Eppure c’è ancora una ragazza sulla terra, Alice, i cui sogni sono dotati di un forte potere immaginifico: su di lei bisogna fare investimento perché tutti gli uomini ne siano positivamente influenzati. Disgraziatamente la giovane donna è in coma, a causa di un incidente, ed è quindi in bilico tra la vita e la morte. È questa la sinossi della pièce Il sogno di Morfeo, che è stata di scena a Napoli, presso Sala Assoli, a partire dallo scorso 3 marzo, con l’ultima replica ieri sera, premiata dal tutto esaurito. Sul palco, accanto ad Antonio Piccolo, che ne firma testo e regia per Teatro In Fabula, Mario Autore, Antonia Cerullo, Melissa Di Genova ed Emilio Vacca.

Come preservare la preziosa vita di Alice? Il terzetto dell’Eremo dei Sogni si rivolge dapprima alla dea Bastet, scuotendola dal suo profondo riposo. Tuttavia, dal momento che il suggerimento da lei proposto viola la Carta dei Valori ed è in contrasto con ligia osservanza delle norme di cui è garante Anubi, Artemidoro viene mandato nel Regno delle Ombre a interpellare il giusto Èaco, a parere del quale bisogna riuscire a comprendere se sia volontà di Alice rimanere immersa nel mondo dei sogni oppure risvegliarsi e ritornare alla realtà. Il sogno di Morfeo è un originale lavoro teatrale che rimarca l’importanza della dimensione onirica, intesa non come dimensione a sé stante, nella quale rifugiarsi, come in una turris eburnea, per sfuggire alle brutture del reale, ma come serbatoio in cui sono sedimentati le verità e i bisogni più profondi dell’uomo che è necessario riportare a galla, per assumerne piena consapevolezza, così da poter vivere più intensamente il presente. Nello spettacolo di Piccolo, aleggia, sin dall’inizio, una soffusa atmosfera di sogno e di stupore, atmosfera che viene proficuamente disegnata in tutti i dettagli: dalla scelta dei costumi di scena al trucco da clown degli attori, dai blocchi di pietra che come in un Tetris vengono scomposti e ricomposti a formare i diversi arredi, ai macchinari computerizzati che scandagliano, in modo minuzioso e rigorosamente scientifico, i diversi stati di coscienza. Pur se affiora di tanto in tanto qualche pecca (un paio di passaggi forse un po’ troppo lunghi e lenti e, in un caso, un dizione non sempre ineccepibile nella recitazione), gli attori riescono a dare forma e sostanza a quest’aura onirica di fondo, dosandola a differenti gradi e livelli: in una sorta di climax di intensità decrescente, Morfeo, Notturno, Artemidoro e infine Èaco si fanno interpreti del desiderio di aiutare gli uomini, ridottisi a miseri «onironauti abbandonati», perché siano riscattati; Alice, invece, indugia in sogni dalle tinte vibranti, che si illude di poter manipolare a proprio piacimento, fino a che la situazione, nel finale, non le sfugge di mano. Emerge in modo netto il labor limae riversato da Piccolo nella stesura del testo e nella composizione dei dialoghi, che tradiscono una solida preparazione culturale di matrice classica, cosa nient’affatto scontata nel teatro contemporaneo. A nostro avviso, assolutamente riuscita, in quanto frutto di libera espressione creativa, è la commistione di personaggi e situazioni appartenenti a tradizioni differenti, anche distanti tra loro (all’antico Egitto ci riportano Bastet e Anubi; al mondo greco Morfeo, Artemidoro di Daldi, che fu autore di un trattato enciclopedico sui sogni, Èaco, giudice negli Inferi; Alice si richiama al fiabesco personaggio di Lewis Carroll). Infine completano lo spessore artisticamente eclettico e per così dire proteiforme della performance il variato accompagnamento musicale e l’inserimento di scene dagli imprevedibili risvolti comici, in particolare quella del dialogo tra i tre personaggi dell’Eremo e Bastet, la quale, con moine da gatta, si esprime in un linguaggio curiosamente ibrido, in grado di mescolare forme dialettali e di italiano arcaico.

Massimiliano Longobardo

Il Sogno di Morfeo

una produzione di Teatro In Fabula, con il sostegno del MiBAC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”e dell’Asilo – Ex Asilo Filangieri di Napoli; testo e regia di Antonio Piccolo; con Mario Autore, Antonia Cerullo, Melissa Di Genova, Antonio Piccolo, Emilio Vacca; scene: Luciano Di Rosa e Luca Serafino; costumi: Federica Del Gaudio; musiche: Mario Autore; aiuto regia: Marco Di Prima; voci registrate: Gianluca Bonagura, Giuseppe Cerrone, Marco Di Prima, Sara Missaglia; sarta: Laura Giansante; tecnico luci: Luigi Tornincasa; assistente: Giovanni Sbarra; foto di scena: Tiziana Mastropasqua / Giusva Cennamo.

Per un’intervista ad Antonio Piccolo, clicca: qui

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Redazione StreetNews.it
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