“Tratto da interviste assolutamente vere, totalmente contraddittorie e prive di qualsiasi ironia con Tonya Harding e Jeff Gilloly”
È questo l’incipit di I,Tonya, un inizio che è la chiave della storia stessa: due versioni contraddittorie, due punti di vista su una vita condivisa, così diversi e, proprio per questo, così autentici.
L’indiscussa protagonista di questa affascinante narrazione è Tonya Harding.
Un nome che evoca alla mente la prima atleta statunitense riuscita ad eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale, vincendo i campionati nazionali statunitensi di pattinaggio del 1991.
Ma ancor più, però, un nome passato alla storia come protagonista di uno dei maggiori scandali sportivi, con un’eco mediatico internazionale.
Nel 1994, infatti, all’indomani dei giochi olimpici invernali, la giovane promessa americana, Nancy Kerrigan, fu aggredita durante un allenamento che la costrinse così ad un ritiro momentaneo e le precluse ulteriori gare.
Dall’indagine risultò che il mandante dell’aggressione fosse stato Jeff Gillooly, ex marito di un’altra grande stella del pattinaggio: Tonya Harving per l’appunto.
La sua implicazione nell’episodio non fu, però, mai del tutto chiarita. La pattinatrice si dichiarò al processo del tutto estranea ai fatti ma venne, comunque, squalificata a vita dal pattinaggio.
Uno dei filmini amatoriali che aprono la visione del film, ci rivela la chiave di lettura dell’intera vicenda: “Tonya was totaly american!”, sostiene uno degli intervistati.
La storia di Tonya, infatti, non è che una sineddoche della storia americana; Una storia che racconta il riscatto, la volontà di spiccare, di inseguire il grande sogno a stelle e strisce.
Il film racconta la vita, le gioie e le difficoltà di questa giovane, capacissima pattinatrice che insieme ai successi in campo atletico deve combattere, nella quotidianità, contro una vita opprimente e soffocante.
L’esistenza di Tanya, purtroppo, si fonda, si sviluppa e si conclude soprattutto nella violenza.
E’ costruita sulle violenze. La brutalità dell’America è la vera protagonista del film, della quale Tonya non è che una marionetta. Fin da piccola , infatti, la pattinatrice subisce la violenza psicologica e fisica di una madre alcolizzata (Allison Janney) che vede nella figlia l’occasione della propria rivalsa, la considera uno strumento per vendicarsi di una vita che non è stata capace di darle nulla e che disprezza.
Da questa giovinezza, travagliata e senza affetto, Tonya cerca disperatamente una via di fuga, una soluzione alla sua triste esistenza. Si pone quindi, alla continua disperata ricerca di un suo spazio vitale, in un microcosmo di dolore, che sembra frustrarla senza fine. Dopo un iniziale momento di sollievo, per aver incontrato un ragazzo che sembra offrirle la possibilità di lasciare l’appartamento con sua madre, si rende conto che la loro storia d’amore non è a lieto fine.
Tonya, infatti, si ritrova succube nuovamente della violenza domestica questa volta ad opera di un marito dispotico, crudele e squilibrato. La loro si presenta come una relazione deleteria, simbolo di un passato tormentato.
In questa situazione, neanche il suo sport sembra comprenderla. Subisce infatti la violenza del mondo delle piste da pattinaggio e dello spettacolo, nel quale anche la più dolorosa ferita interiore deve essere nascosta da un sorriso smagliante.
Non stupisce allora che, una volta espulsa dal mondo del pattinaggio artistico, Tonya si sia alla box: “Violence was always what I knew, anyway”, spiega infatti la protagonista. I.Tonya, è stato un film candidato agli Oscar 2018, per le statuette di miglior attrice protagonista e non protagonista.
L’attrice Allison Janney, la madre di Tonya, interpreta magistralmente il suo personaggio.
Una donna cinica e spietata, una madre senza amore né compassione, che calpesta ogni sentimento provato dalla figlia pur di trasformarla nella combattente e vincitrice Tonya che il mondo ha conosciuto. L’attrice restituisce perfettamente, sul grande schermo, ogni tratto di LaVona Harding, riuscendo a risultare detestabile ad ogni apparizione, eppure sempre coerente con la propria personalità.
Un vero e proprio applauso lo merita però Margot Robbie che veste i panni di un’eroina negativa, una di quelle che la società punisce perché immensamente brava, ma non abbastanza stereotipata. Ciò è quanto contribuisce a frenare il suo talento.
I,Tonya è un film diretto, senza censure, che vuole solo riportare allo spettatore la vita di un’atleta, senza esprimere giudizi, ma limitandosi a raccontare i fatti complessi e tristi di una difficile vita. Un film su una combattente insicura, che rivendica il suo diritto a essere parte dell’american dream, nonostante la sua visibile anima ammaccata. Una pellicola su una donna sola, costretta a subire infinite violenze che si trova in un mondo malsano, in cui il talento è sfruttato e sprecato. Un mondo in cui un’ammissione di innocenza più volte sostenuta, lascia le mani ugualmente sporche di sangue.
a cura di Giulia Petillo