Il critico d’arte Melinda Miceli intervista Sebastiano Cosimo Auteri
La luce definisce l’immagine. Quanto conta la frazione di luce nelle sua scelta di un soggetto da fotografare? Su quali tecniche sono basati i suoi scatti?
Sì! È proprio così, la luce è un elemento imprescindibile, definisce l’immagine. La luce è sostanza fondamentale nella fotografia, come tale è straordinaria e non ne faccio eccezione.
Quando scelgo un soggetto da fotografare la luce ha un grande impatto, diventa l’elemento chiave, contribuisce a creare atmosfere particolari all’interno dell’immagine, nella quantità e nell’indirizzo corretto, la luce, ha la capacità di suscitare emozioni, definire dettagli, forme e contrasti.
Le tecniche che utilizzo nei miei scatti sono basati sugli insegnamenti storici più importanti, in cui la luce è protagonista, vedi i dipinti del Rinascimento, dove la luce era vista come legata alla figura di Dio.
In opere come quelle del Caravaggio, ad esempio la luce viene utilizzata in modo simbolico, diventando un mezzo di espressione della presenza divina. Non ultimi gli insegnamenti e l’influenza ricevuta dai maestri: Henri Cartier Bresson, Sebastiao Salgado, Francesco Cito, Antonio Manta, Nino Migliori, Giuseppe Fichera e docenti del calibro di Giancarlo Torresani, Luciano Perbellini e Benedetto Ferlito.
Tutto ciò ha contribuito a far sì che le mie tecniche siano fondate sul reportage umanista, il quale si concentra sulla documentazione umana ma anche sull’evocazione dell’animo umano.
Ultimamente con la luce utilizzo un artificio elaborativo che orienta la fotografia verso la fotopittura, avvicinandomi ai tratti tipici fiamminghi di Vermeer, da ciò nasce e si evince la mia ricerca continua della bellezza interiore e della spontaneità umana, fin tanto da donare una percezione modificata del mondo in cui viviamo a chi osserva i miei scatti.
Un esempio di gioco con la luce lo si incontra nel ciclo fotografico “Behind the windows” dove utilizzo la luce per creare immagini suggestive che rappresentano la ricerca continua di superare la mediocrità della vita quotidiana. La luce racchiusa dal reticolato metallico e prospettico della finestra cade dall’alto per evincere i cercatori di legno che si arrampicano nelle trame di colore…
Vorrei poter dire che le mie scelte sono profondamente influenzate dalla mia biografia, essendo essa molto intensa, ma come già detto il mio stile evoca il reportage umanista, con un’attenzione particolare alla bellezza interiore e alla spontaneità umana, e per via anche della dichiarata vicinanza ai miei maestri che riflette un percorso personale di ricerca dell’anima, delle meraviglie della natura e dell’essere umano, non posso che dire che le mie scelte, il mio lavoro, hanno un carattere universalistico, poichè esploro temi e soggetti che trascendono le esperienze individuali e culturali.
C’è un soggetto che a distanza di tempo vorrebbe rappresentare con un approccio diverso?
No! Non c’è un soggetto che vorrei rappresentare con un approccio diverso. Ogni artista è possibile che con il tempo e l’esperienza, le sue percezioni e interpretazioni possa evolversi.
Io traggo ispirazione principalmente dall’incanto umano, quello più intimo e spontaneo, cerco con lo scatto di catturare l’anima dei soggetti, offrendo una percezione modificata del mondo in cui viviamo, enfatizzandone la bellezza.
Questo è frutto della mia maturazione esperienziale, dove la mia crescita umana, spirituale, professionale di pari passo è cresciuta con tutti i soggetti che ho fotografato. Loro sono stati i tasselli che lo testimoniano e che mi hanno permesso di realizzare tutto quello che ho fatto sino ad oggi.
Le mie mostre, le mie foto sono la testimonianza della mia evoluzione, questi lavori fanno da ponte l’uno a l’altro dandomi la possibilità di realizzare progetti come “Thai”, “Munay Perù”, “ Nuova Genesi Sierra Leone”, “Behind the windows”, “ Nella casa del maestro” e tanti altri lavori, scritto ciò, per tutto questo, non voglio cambiare nulla di ciò che ho realizzato .
Se volesse associare i suoi scatti a uno degli elementi acqua, fuoco, aria, e terra oppure all’elemento eterico quale sceglierebbe?
Con il mio stile e la mia attenzione per l’umanità nelle mie fotografie, potrei associare i miei scatti a diversi elementi, ma non voglio essere speculativo.
Se dovessi associare i miei scatti a uno degli elementi, sceglierei l’elemento eterico.
Negli ultimi miei lavori le mie fotografie spesso trasmettono una sensazione di leggerezza, mistero e trascendenza, riferimento di ricerca nella bellezza interiore e della spontaneità umana che pervade tutte le culture e le società, caratteristiche che si allineano bene con l’idea dell’etere, l’elemento che rappresenta lo spirito e l’essenza oltre il mondo materiale.
È felice di aver percorso una tale carriera, chi vorrebbe ringraziare professionalmente personalmente oltre se stesso e la sua tenacia?
Sì! Sono felice sto avendo una carriera straordinaria, caratterizzata da un profondo impegno e una continua ricerca dell’anima attraverso la fotografia.
Ringrazio senz’altro i maestri sopra citati che mi hanno ispirato, loro hanno avuto un impatto significativo per la mia evoluzione.
A livello personale ringrazio di cuore le persone più vicine a me, che mi sostengono fattivamente, mia moglie la poetessa Giovanna Falsone e le figlie Antonella Stefania Castellano e Rossana Laura Castellano.
Vorrei esprimere la mia più sincera gratitudine alla critica d’arte Dottoressa Melinda Miceli, che mi sta intervistando, per il suo prezioso supporto e per aver riconosciuto il valore del mio lavoro. La sua critica attenta e appassionata ha dato una nuova luce alle mie opere, permettendomi di raggiungere importanti traguardi.
Grazie, Dottoressa, per la sua dedizione e per aver creduto in me. Il suo incoraggiamento è stato fondamentale per il mio percorso artistico.