[CORONAVIRUS NEWS – Adnkronos]
Nell’emergenza coronavirus “la Lombardia è stata colpita da una bomba atomica e tutti hanno fatto errori, a partire dal governo”, ma il modello sanitario della regione “è stato profondamente cambiato dalla giunta successiva”, quella di Roberto Maroni. Lo afferma l’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, intervistato dal Corriere della Sera e autorizzato dal magistrato di sorveglianza, perché sta scontando ai domiciliari la condanna per corruzione a 5 anni e 10 mesi per vicende legate alla sanità. “Noi rafforzavamo il ruolo dei medici sul territorio, firmando numerosi accordi con loro e favorendone l’associazionismo soprattutto nelle grandi città, perché dieci medici che lavorano insieme e hanno migliaia di assistiti si accorgono molto prima dell’insorgenza di una pandemia”.
La riforma del sistema sanitario lombardo con Formigoni presidente “fu varata nel 2012 con una delibera di giunta votata anche dalla Lega, ma poi fu ignorata dalla giunta a guida leghista che, invece, prevedeva un forte indebolimento della medicina territoriale. Maroni ruppe con i suoi collaboratori, alcuni assessori si dimisero, e quando presentò il testo definitivo ci fu un coro di no tanto che non fu votata dal Consiglio regionale, ma varata come atto di giunta”. La Lombardia di Formigoni, continua, “è descritta come il bengodi della sanità privata. Chi dice questo, come quell’ignorante di Ricciardi”, il deputato M5S che ha attaccato la sanità lombarda alla Camera, “ignora che il taglio fu deciso dallo Stato che a partire dal 1992 ha ridotto i posti letto pubblici fino a scendere a 3,7 ogni mille abitanti. Sono state tagliate anche le terapie intensive”.
L’ex presidente della Regione Lombardia sottolinea che “era il taglio dei fondi statali che ci impediva di investire di più sul pubblico. Fontana non ha fatto gli errori che gli imputano, forse ha un po’ tardato a chiedere l’aiuto dei privati che poi, però, hanno fatto il loro dovere”. I piani pandemici varati nel 2006 e nel 2009 dalla giunta guidata da Formigoni “prevedevano indicazioni precise agli ospedali e ai medici di famiglia. Noi scrivemmo quello che doveva essere fatto, ma alcune cose furono poi dimenticate”. I piani prevedevano di “evitare l’eccessiva ospedalizzazione coinvolgendo i medici di base che, infatti, in questa pandemia si sono accorti che c’erano strane polmoniti ma non sapevano cosa fare. Firmammo accordi con le Rsa per l’aumento di assistenza e prevedemmo lo stoccaggio di dispositivi di protezione individuale”, conclude Formigoni.