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Diario di avventure, finestre sulla Terra. Tempo e spazio

È uno spazio bianco. Un luogo di ristoro. Un posto indefinito tra l’io e l’altro, fra le sfumature ribelli dell’essere e l’avere. In mezzo all’altrove e il qui, sconosciuto della quotidianità. Fra la vita che vorrei e le convenzioni sociali ed oscene. Tra l’incolmabile sentenza della libertà autonoma e la vicinanza. Uno spazio bianco, cangiante ed unico, uno starnuto di disequilibrio, uno sbadiglio ed un battito di ciglia. Il cammino da battere ed errare per raggiungere, raggiungersi. Uscire dalla caverna verso l’ignoto, la condivisione dell’affetto e la conoscenza di nuovi territori, mondi, terre. Tempo e spazio è la mia ricerca, il mio spazio bianco da dipingere. Dove attaccare foto, cartoline, adesivi, gomme. Da sporcare con il sugo dei bucatini alla amatriciana. Dove appoggiare la schiena ed il dorso. Ristoro. Tempo e spazio. Tempo è spazio sono la sola ricchezza che riconosco in questo mondo. Questo capitolo è un capitolo di mezzo, un viaggio dentro me stesso.

Tempo. Tempo da condividere con le persone amate e che loro abbiano il tempo da condividere con te. Tempo da usare per viaggiare, attraverso il mondo, la terra, esplorando, stupendosi delle infinità di cose che ci circondano. Tutto è tremendamente relativo. La verità, l’essere, il cosmo, la religione, le opinioni e le idee, le differenze, le discriminazioni. Tutto è terribilmente relativo ma, il tempo non lo è, e non sto parlando della convenzione dell’orario e dei numeri. Parlo del tempo che scivola via tra le rughe ed i calli sulle mani, quel tempo che si esaurisce in un atto sessuale d’amore o di divertimento o riproduzione. Mi riferisco a quel tempo che distrugge le case fra le montagne e quelle vicino al mare. Delle scogliere corrose dalla salsedine che, anno dopo anno, tempo dopo tempo, cadono in mare. Parlo di quel tempo fugace, materiale, malleabile. Avere tempo è l’abilità di manovrarlo, il più possibile verso le nostre vite e quello che vogliamo veramente nella nostra vita. Non ci sono scadenze, neanche la morte che trascina via il tempo. Gli unici che perdono tempo siamo noi stessi. Dietro persone sbagliate, dentro relazioni di potere, tossiche, assurde, dietro i sogni di qualcun altro che non siamo noi, non siamo noi, dietro consigli stupidi che prendiamo per buoni e veri. Noi siamo i ladri del tempo, del nostro tempo e, dovremmo smetterla già! Perdiamo tempo ogni singolo giorno, mentre ci ossessioniamo con la forma e non con l’essere, quando ci annoiamo in riunioni con persone con le quali, veramente, non vogliamo stare. Lo sprechiamo quando cediamo e ci lasciamo convincere che “si, questo è il cammino che devi fare, quello che devi percorrere, quello che tutti noi ci aspettiamo da te”, incluse le pubblicità, le assicurazioni, le banche. Compra una macchina, fatti un mutuo, acquista questo nuovo televisore o cellulare, totalmente inutile che ti legherà, stringerà ad un debito, ed il debito ad un lavoro che, magari, non ti piace, ed il lavoro ad un posto, dove pianterai obbligato, obbligata, le tua radici già stanche, affaticate, tristi, marcie, frustrate e le radici si avvinghieranno ad un’altra persona, probabilmente simile a te, con la quale ti legherai in un rapporto basato sul disprezzo e sull’odio, sulla negazione e suoi figli che, farete per soddisfare quell’unica soddisfazione dei tuoi genitori che, a loro volta, hanno compiuto la loro vita come quella che ti stai accingendo a compiere, tristi e delusi, pronti ad un viaggio organizzando dove spenderanno soldi senza sapere neanche il motivo. Scegli il tuo tempo, decidi con chi condividerlo, è tuo e di nessun altro, non lo gettare nel tritacarta della società e delle aspettative.

Spazio. Spazio per muoversi. Una finestra su un parco, una vista sul mare, il suo mutare, le sue onde e la sua calma nei giorni di pace. Un affaccio su di una montagna verde e rigogliosa d’estate o bianca quando è inverno. Spazio per correre. O andare piano, in bici, in treno, a piedi, su dei monopattini scoprendo il mondo. Spazio per poter respirare, senza pressioni sul petto, senza indecenti ridotti metri quadrati in cui molte persone sono obbligate a vivere, in paesi dove sono costretti a condividere la loro stanza con altre, troppe persone o per sentirsi all’altezza di una società malata, affittano 16mq in pieno centro a Parigi, Milano, Tokio, New York, Barcellona o in un altro di questi “non luoghi” vuoti ed asettici che chiamiamo città. Luoghi senza spazio per esprimersi, scatole, latte dove ci allineiamo per compiere, senza avere lo spazio per saltare, correre, fare una guerra di cuscini o scivolare in un corridoio lunghissimo dove, ad esempio, mia nonna spargeva talco per farci divertire, a tutti noi cugini. Cerca il tuo spazio nel mondo o, meglio, cerca i tuoi spazi su questa terra che è grandissima e meravigliosa. Abbatti i muri dei pregiudizi, le barriere delle burocrazie ignobili e disgraziate. Distruggi la paura e prenditi il tuo spazio. Respira.

Respira. Hai tempo e spazio. Sei immensamente ricco ed unico!

Nel frattempo, sono ritornato a Sevilla dove ho la maggior parte dei miei libri, qualche vestito ed oggetti personali, pochi, il giusto per viaggiare con un bagaglio leggero. Sistemo un paio di cose, chiudo le cose di Natale ed altri indumenti e lenzuola che non mi serviranno nel prossimo viaggio. È fine agosto, l’estate si resiste forte ed intesa qui al sud, in Andalusia. Alle 23:00 mi aspetta un autobus che mi porterà direttamente a Madrid Barajas, alla T4 la terminal internazionale. La mia prossima destinazione sposta il baricentro, l’equilibrio verso un nuovo equatore, un nuovo punto sul quale far muovere l’asse della mia vita, sarà un tempo largo, sarà un tempo incredibile!

A presto famiglia, a presto Europa. Latinoamerica mi sta aspettando.

Colombia, percheros arrivo! Pieno di adrenalina e qualche timore, per la lontananza ma, alla fine lontananza da cosa, non ci sono gradi di separazione per l’amore! Con gli occhi lucidi di felicità e voglia di conoscere una terra sconosciuta ed altamente affascinante, mi siedo su questo aereo enorme, ricevo il mio kit e chiudo gli occhi… Colombia tierra querida, ya voy.

a cura di Michele Terralavoro

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