Diario di avventure, finestre sulla Terra. Per Medellin

Passammo dei giorni a Medellin. Fine marzo. Fra le vie allegre del centro. Tra il rumore vivace dei venditori. Dentro i differenti settori del commercio. Il centro di Medellin si divide per sezioni, ordinate eppure così folcloriche. Il settore degli occhiali, da sole e da vista, la parte delle stoffe, quella delle scarpe, delle valigie, il reparto della compra-vendita dell’oro e dell’argento, la zona degli abiti da sposa e da matrimonio, quella incantevole dei dolci di ogni tipo, cioccolato, caramelle, torte, pasticcini e molto molto altro ancora. Quella della frutta venduta ai bordi della strada, mango di diverse specie, condito con sale e lime, latte condensato o Arequipa, cocco, e frutta esotica di ogni tipo e fantasia. Alcune vie, purtroppo, anche droga e prostituzione, vie frequentate, bazzicate, esclusivamente da stranieri, forestieri, per lo più statunitensi o inglesi alla ricerca di divertimento economico e schiavizzante per evadere dalla loro situazione triste ed altrettanto schiavizzante del loro paese dove il “produrre”, probabilmente, li schiaccia e così, una volta l’anno cercano rifugio e spensieratezza dentro droga economica al cambio o prostituzione di ogni genere con violenza e arroganza. I colombiani non consumano droga, sono più svegli. Il sole è alto qui, nella città della eterna primavera. Passeggiamo tranquilli per queste vie del centro, tutto è colorato ed allegro, sono felice con il mio bicchiere di mango in mano. Alzo lo sguardo, il cielo all’improvviso diventa scuro, un boato preannuncia l’imminente acquazzone che riverserà un’enorme quantità di pioggia fra le viette. Ci rifugiamo in un centro commerciale, un edifico storico del centro riabilitato a centro commerciale e galleria d’arte negli ultimi piani. È incredibile. Vi ci passeggiamo il tempo di che spiova. Saliamo agli ultimi piani, quadri di ogni stile sono appesi alle pareti giallognole. Fuori rischiara il sole l’atmosfera, filtrano luci fra le gocce adagiate sulle finestre, si riflettono nelle pozzanghere create da quell’improvvisa pioggia. Finiamo il giro all’interno dell’edificio ed riusciamo fuori, l’odore di bagnato è denso, l’umidità si alza velocemente dal pavimento, i commercianti riposizionano nuovamente la mercanzia nei posti all’esterno, tutto riprende vita, senza fretta ma senza pigrizia.

Ci avviamo verso la “Metrocable”, una funicolare che traghetta le persone nelle parti più alte della città, nelle differenti, così chiamate “Comune”, quartieri sulle pendici delle montagne che circondano Medellin che, appunto, si trova nella valle fra di esse. Vi ci arriviamo prendendo la metro e poi salendo su uno di questi vagoni volanti. È nuova, pulita ed in perfette condizioni. Non è l’ora di punta, siamo solamente io e Sebas, faccio video e foto e mi godo il paesaggio tutto intorno a noi a 360°. Molto verde, molte casette color terracotta. Arriviamo alla Comuna 13 in meno di dieci minuti. È piena di graffiti di molteplici artisti, bar, ristoranti tipici colombiani, attività, guide e pensare che anticamente questo quartiere era uno dei più pericolosi della Colombia adesso, invece, grazie all’intervento di una buona politica e l’aiuto della popolazione che vuole cambiare realmente le cose, da anni ormai, è un luogo sicuro grazie anche e soprattutto all’arte che muove e salva il mondo. “Solamente la bellezza salverà il mondo” scrisse Dostoevskij ne “L’Idiota”, e con lui, sono pienamente d’accordo. Pratichiamo la bellezza, intesa come bontà d’animo, empatia, sincerità con noi stessi e con gli altri, scartando i pregiudizi e risolvendo i nostri traumi. Una buonissima Arepa con queso ci riempie gli stomaci camminando per le viuzze strette di questa Comuna, artisti di strada dipingono alcune parteti rimaste ancora bianche, altri ballano a ritmo di musiche coinvolgenti, altri cantano o suonano uno strumento e noi, passeggiamo immersi in questo accattivante vortice di emozioni. Il tramonto inizia a scendere lento dietro le montagne, si tinge il cielo, cambia colore e noi ci dirigiamo verso casa.

Nel tragitto verso casa pensiamo al prossimo viaggio, dentro Colombia per conoscere altri luoghi nascosti e meravigliosi così, Sebas mi parla di un posto incantevole dove è stato qualche anno prima, si chiama Capurganà e Sapzurro, a nord, sulla linea della frontiera con Panamá, e La Miel. Pur non essendo una isola si può raggiungere solamente con una lancia ed un paio di ore di navigazione dalla cittadina di Necoclì, terra calida e viva. Da Medellin avremo preso un pullman per circa sei ore che ci avrebbe portato a Necoclì, nella notte, per poi imbarcarci su di una di queste imbarcazioni, messi il salvagente e, dopo un paio di opre di mare aperto saremmo sbarcati nel piccolissimo porto di Capurganà che conta solamente sei o settecento persone vivendo lì. Ci mettemmo all’opera cercammo l’alloggio, i biglietti del pullman, i ticket del piccolo traghetto e tutto il piano per conoscere al meglio quell’angolo di paradiso fortunatamente incontaminato. Arriviamo.

a cura di Michele Terralavoro

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