La mattina si alza con la voce del proprietario che ci chiama rapidamente per farci osservare le piccole scimmiette che sostavano tranquille sui rami davanti al salotto aperto, sull’albero, dell’eco-hotel. Indossiamo prontamente un pantaloncino e ci dirigiamo verso la sua voce. Sono lì e ci scrutano per qualche instante prima di ricominciare a saltellare su quei fuscelli e sparire tra la selva antiochena. Lo salutiamo, ci diamo il buongiorno e ci sediamo su uno dei grandi divani in pelle che si trovano sparsi su tutto il pavimento in legno massiccio che ricopre la superfice di quell’eccentrico salone fra gli alberi. Ci porta del caffè caldo e nero, ed una cioccolata rigorosamente in acqua bollente. Lo zuccheriamo un pochino mentre ci raggiunge nuovamente con i nostri piatti tra le dita contenenti la nostra abbondante colazione. Ci aspetta una lunga passeggiata alla scoperta di alcune delle cascate che si trovano su quel territorio. Mangiamo la nostra arepa con formaggio, la frittatina, dei pomodori tagliati, delle fette di prosciutto cotto ed un pezzo di formaggio fresco.
Dopo esserci lavati i denti e fatti una doccia, ci prepariamo per affrontare la promettente camminata dei paraggi. Nello zaino solamente il cellulare, la protezione solare 100+, una bottiglietta d’acqua ed un piccolo asciugamano, il costume da bagno lo abbiamo indosso. Raggiungiamo il punto d’accesso in macchina, Juanga è divertentissimo e attraverso le sue parole possiamo percepire la sua grandissima passione per il suo territorio. Fra i vari aneddoti arriviamo in uno spiazzale in terra. Parcheggia. Siamo abbastanza in alto, quasi in cima ad una montagna. Ci dirigiamo verso una porta, è da lì che ha inizio la nostra avventura. Iniziamo a accendere lungo una grande prateria. Alcune mucche marroni ruminano indisturbate. La discesa è abbastanza scoscesa ed infatti un paio di volte scivolo! Il sole è alto, non ci sono nuvole, perciò, l’atmosfera è piacevolmente calda. Ad un certo punto giriamo a destra ed iniziamo ad entrare dentro una fitta tundra abbastanza umida. L’odore di muschio ci fa compagnia, alcune altissime pareti di vegetazione ed acqua rinfrescano ogni tanto il nostro andare. Passa all’incirca mezz’ora quando, all’improvviso intravediamo il rumore d’acqua che scroscia violentemente lungo una parete di rocce ed è lì, davanti a noi si apre la prima cascata. Ha un getto unico e forte che percepita in un bacino ai suoi piedi che poi fluisce in un ruscello d’acqua cristallina. Foto di rito e ci togliamo le magliette e le scarpe e ci lanciamo in quello specchio di narciso. l’acqua è a dir poco gelida ma decisamente piacevole vista l’umidità ed il calore appiccicoso che ci circonda. Ci tuffiamo da una piccola roccia laterale e dopo esserci asciugati continuiamo il nostro cammino sotto lo sguardo attento di Juanga!
Iniziamo a risalire lungo un cammino abbastanza umido di terra e piccole pietre, il suono di differenti uccelli ci accompagna mentre camminiamo in fila indiana su quella pendice verde. Alzando lo sguardo, ogni tanto si vede il cielo, delle rondini planare e posarsi sugli alti alberi, si vedono anche le fronde svettare verso un punto inesistente. Siamo privi di un orizzonte nella selva, l’unico orizzonte sono i nostri passi che, uno dopo l’altro si susseguono ordinati ed attenti marcando il passato ed il futuro. Facciamo delle piccole pause per bere un sorso, reidratarci un attimo e proseguire. Parlottiamo, ridiamo, sto attento a non scivolare di nuovo, faccio attenzione a dove metto la pianta del mio piede. Un susseguirsi di passi. Questa esistenza. Posso sentire nuovamente il suono impetuoso di una seconda cascata. Juanga ci avverte del suo approssimarsi e ci indica la direzione restando indietro per chiudere la fila, dopo il passaggio dell’ultimo di noi. lo spettacolo è ancora più incredibile ed abbacinante. Un fiume discende rapidissimo alla nostra destra, oltrepassa le rocce stabili sul letto del fiume e scorre con una potenza davvero impressionante, verso valle. Enormi scogli bianchi sono incastrati, apparentemente, sui lati e creano una piscina naturale. Iniziamo a tuffarci, uno alla volta. L’acqua ci riceve freddissima e rigenerante e, la cosa che non mi aspettavo fu la corrente fortissima che iniziò a spingerci verso valle, dobbiamo nuotare intensamente per aggrapparci ad altre pietre e riuscire a risalire lungo le sponde.
L’acqua ha realmente un coloro incredibile, di un turchese intenso e trasparente. Poco più in basso, su una delle sponde, a sinistra, sopra una spiaggetta di terra chiara un paio di famiglie hanno montato un picnic e stanno grigliando, dall’odore immagino carne e una zuppa in un grandissimo pentolone, tutto è così reale e spensierato, vero ed intenso. Ci sorridono da lontano, ricambiamo con un saluto amabile. Il sole ci riscalda ed asciuga stesi sul fianco di una enorme roccia bianca. Ci rivestiamo e raggiungiamo dopo una ventina di minuti, un ristorante familiare dove già erano a conoscenza del nostro arrivo. In tavola tutto il meglio della cucina colombiana, carne alla brace, trota, arepas, riso al cocco, spremute di mango e lulo. Sotto il sole pranziamo tranquillamente prima di arrivare all’ultima cascata di quella giornata meravigliosa.
Il cammino finale è forse il più impervio, dobbiamo passare anche nell’acqua aggrapparci alle liane per non rischiare di scivolare, ma poi l’arrivo ripaga sempre il tragitto, ed il tragitto stesso, l’attesa dello sconosciuto, il sapore di sudore ed umidità, le risate fra di noi, sono l’esistenza stessa che si muovo, senza un orizzonte perché qui, fra le montagna di San Rafael non si vede, ed il presente, il passato ed il futuro si mescolano fra i passi e passo dopo passo di definisce la storia. Per vedere da dietro il getto d’acqua dell’ultima cascata Juanga ci lancia letteralmente in acqua con una fune in mano ed un suo assistente ci aiuta raggiungere le spalle della cascata. Da lì dietro il mondo è un altro pianeta. Il rumore dell’acqua stordisce i pensieri e tramortisce le preoccupazioni. Siamo lì, con le spalle contro le spalle della roccia che fa saltare quel getto d’acqua fortissimo e determinato che ha scavato, giorno dopo giorno, passo dopo passo il suo passato, presente, ed il suo futuro verso un lago, un altro fiume o il mare che lo accoglierà in un abbraccio eterno e senza fine, come noi, due abbracciati dietro questa cortina di acqua cristallina che profuma a muschio e libertà, ad ancora noi.
Ci vediamo presto, promettiamo a Juanga, per scoprire altre cascate e sentieri sconosciutoti.
a cura di Michele Terralavoro