La crisi generata dalla pandemia COVID-19 ha squassato la vita culturale delle città, con effetti devastanti anche in termini di accesso, partecipazione e contributo alla cultura, flusso di beni e di servizi culturali. Sicuramente la violenza e la pervasività dei fenomeni hanno lasciato un segno profondo, stravolgendo, il nostro VIVERE, anche in società, insieme agli altri. Questa crisi ha messo una lente d’ingrandimento sulle molte carenze di cui eravamo già consapevoli colpendo più duramente le popolazioni più vulnerabili e invisibili, ma anche le persone che vivono e lavorano in ambienti informali, in particolare le donne che stanno sperimentando una fragilità aggiuntiva a causa della pandemia stessa. Una situazione a tratti surreale, che ha visto migliaia di operatori di ogni ordine e grado, di professionisti e di imprese, tutti “congelati” nel giro di 24 ore costringendo a limitare il contatto coi propri pubblici, o addirittura obbligando a cancellarlo. I luoghi della cultura sono stati chiusi tutti e per molto tempo. Concerti, spettacoli, festival, mostre e molte altre attività culturali sono state annullate dall’oggi al domani, nella condizione di non poter perseguire il proprio scopo primo di diffusione e contatto. Il Coronavirus ha creato uno stato di emergenza mettendo in ginocchio tutto il settore della cultura e della creatività, un comparto essenziale non solo per la nostra economia ma per la nostra stessa qualità della vita. La pandemia di Covid-19 è una sfida senza precedenti che richiede una risposta senza precedenti, risposte che devono mirare a essere inclusive e guardare a un quadro molto più ampio.
La festa dei folli promuove una CALL, una chiamata alla condivisione!
Siamo in prima linea per superare questi tempi e proponiamo una CALL, una chiamata per un’importante possibilità di miglioramento dei nostri modelli perché siamo convinti che una nuova cultura collaborativa sia necessaria e che la solidarietà sia diventata un faro di sicurezza che dovrebbe guidare le trasformazioni di cui abbiamo bisogno, auspicando un motivato coinvolgimento per creare insieme nuove espressioni artistiche e culturali, significati e sinergie. La piena collaborazione per la co-creazione di una nuova “normalità” della nostra più forte, più innovativa, più tollerante, più resiliente comunità è l’unica via da seguire in un contesto senza precedenti, un atto eroico di resistenza al dolore e alla paura. Di fronte alla pandemia oggi e alla necessità di ricostruire le nostre società domani, la cultura deve essere messa al centro delle strategie di risposta al problema. La cultura porta ispirazione, conforto e speranza nella vita delle persone.
Il settore culturale e creativo rappresenta sia un settore economico rilevante sia un comparto fondamentale per il valore intrinseco della produzione culturale e il valore aggiunto immateriale che genera in termini di benessere e di coesione sociale, andando molto oltre il mero valore economico che le si attribuisce: in una grave crisi come quella che stiamo attraversando, l’offerta di cultura in maniera alternativa è stata la prima risposta alle difficoltà delle persone. Infatti, l’arte e la cultura hanno giocato un ruolo vitale durante il lockdown e questo ruolo deve essere rafforzato dopo la clausura, al fine di ridurre le paure, usare la capacità dell’arte per produrre significati, per costruire la capacità di immaginare un futuro nuovo.
Serve un cambiamento paradigmatico totale, è l’occasione per cambiare la mentalità con cui finora si è proceduto.
Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia. (Erasmo da Rotterdam)
a cura di Michele Vario