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Con Gennaro Montuori, “Palummella”,  a spasso nella storia del Calcio Napoli!

Quando si parla di lui è inevitabile non pensare alla squadra del Napoli. Simbolo dei tifosi, per anni è stato a capo del “Commando Ultrà”. Ho il piacere di intervistare Gennaro Montuori, da tutti conosciuto come “Palummella”, che mi porta in un viaggio che conduce a momenti che hanno fatto la storia del Calcio Napoli.

Come nasce il tuo amore per la squadra del Napoli?

Nasce nel ’62. Il Napoli aveva vinto la “Coppa Italia”, io avevo 4 anni e mezzo e mio fratello mi portò sulle spalle a vedere la partita della “Coppa delle Coppe” Napoli – Stella Rossa. Sugli spalti avvertii immediatamente una grande passione per questa squadra, l’amore per essa mi si attaccò fin da subito sulla pelle.

Come si arriva alla formazione del “Commando Ultrà”?

A 8 anni scappai di casa per andare a vedere il Napoli in trasferta nella partita Roma – Napoli, fu un’esperienza bella e brutta, bella perché il Napoli vinse 2-0 e brutta perché i miei genitori ovviamente preoccupati mi cercavano impauriti, essendo andato anche mio fratello a vedere la partita, casualmente mi trovò e mi riportò a casa con lui. Dapprima i miei genitori sembravano arrabbiati ma la gioia nel ritrovarmi fu grande e mi abbracciarono forte. A Milano quest’anno ho vissuto la mia millesima trasferta, un bel traguardo che è entrato nella storia delle tifoserie. Intanto continuavo ad andare sugli spalti con degli amici, nel ’72 c’eravamo inventati una sorta di tamburo mettendo delle pietrine nelle lattine che, agitandole, creavano un effetto sonoro. Col passar del tempo, i miei amici iniziarono a non venire più allo stadio ma io continuavo ad andarci. Nel ’74 poi nacquero gli “Ultras” che raggruppavano i tifosi di Fuorigrotta, Sanità e Vomero e io divenni uno di loro. Inizialmente entrai nel direttivo, successivamente diventai presidente insieme a un’altra persona, purtroppo però da parte di alcune persone del gruppo ci furono degli atti di violenza, atti che ho da sempre condannato, avevo sempre spiegato che il tifo non era quello, chiarii subito che chi aveva piacere di seguirmi doveva farlo in maniera corretta e così mi ritrovai da solo presidente con il gruppo di tifosi che aveva deciso di continuare il percorso insieme a me. Più di un anno dopo, gli altri componenti che mi avevano ostacolato, divennero un altro gruppo. Intanto nel ’77 si unirono a noi anche i ragazzi dei Quartieri Spagnoli, proprio lì nacque la prima sede, all’inaugurazione vennero anche Savoldi, Di Marzio e altri personaggi del Calcio Napoli. Successivamente a noi si unì anche il “Commandos Sanità” e così nacque il “Commandos Ultras”, io tolsi la “s” ed ecco il “Commando Ultrà Curva B”. In rappresentanza allo stadio c’erano gli striscioni “ Commando Ultrà”, “I ragazzi della curva B”, “Ultrà Napoli” e quelli delle altre sezioni d’Italia e d’Europa che aderivano. Si delineò così il tifo della “Curva B”.

Finalmente nel  1987  il 1° scudetto. Mi descrivi cos’hai provato?

Sì, prima però ci furono anni difficili, il Napoli aveva sfiorato lo scudetto, sfiorò la retrocessione, ci fu il terremoto, morti di camorra, la città era terrorizzata e impaurita, eravamo rattristati e depressi, ma con tanti sacrifici giungemmo al Napoli di Maradona. Quando erano arrivati altri campioni eravamo sempre stati molto entusiasti ma sapevamo che, quella volta, con l’operazione che portava Maradona al Napoli avremmo vinto, avremmo finalmente raggiunto l’atteso scudetto. Ricordo che nell’ ’86 andai a Pompei  e chiesi alla Madonna: “Madonna ti prego fa’ che il Napoli quest’anno possa vincere lo scudetto” e nell’ ’87 accadde. Pensare che il più grande calciatore del mondo, che proprio l’anno precedente aveva vinto anche i “Mondiali di Calcio” con la maglia dell’Argentina essendo già allora un calciatore del Napoli, avesse vinto lo scudetto con noi , fu qualcosa di realmente particolare. Ricordo che prima del suo arrivo venne Cyterszpiler a Napoli, al Battesimo di mio figlio, la sera si sentì con Maradona e gli disse: “Diego questa è la città che fa per te, abbiamo scelto bene, qui vincerai, succederà qualcosa di bello”. Lo scudetto ci fece vivere emozioni davvero indescrivibili.

E sono davvero tanti i calciatori che hai conosciuto… Tra questi proprio Maradona che ha fatto la storia del Calcio Napoli e non solo. Uno dei più forti calciatori al mondo. Mi racconti qualcosa di lui? Cos’ha rappresentato e cosa rappresenta tuttora per Napoli?

I primi incontri furono entusiasmanti, col passar del tempo nacque una vera amicizia che sembrava più un fatto spirituale che calcistico al di là del ruolo che ricoprivamo. Per Napoli è stato un qualcosa di realmente particolare, a parte poi che i due scudetti vinti con lui sono stati veramente il simbolo di un popolo innamorato della sua squadra. Maradona era Maradona sotto tutti i punti di vista. Con lui avevo un rapporto straordinario, è stato molto presente per me e la mia famiglia, lui e sua moglie Claudia sono stati anche padrino e madrina di Battesimo di mia figlia, veniva ai compleanni dei miei figli, andai al suo matrimonio, erano tante le occasioni familiari in cui era presente, Maradona era presente anche a cene e iniziative sportive che organizzavo, anche alle cene degli Ultrà. Per le vittorie conquistate parlano le tante foto, momenti davvero meravigliosi. Ricordo che quando tornò  a Napoli qualche anno dopo, io compivo 50 anni e lui annullò tutti gli impegni che aveva per poter essere presente al mio compleanno, volle vedere tutta la mia famiglia, a un certo punto gli chiesi: “Mi vuoi sempre bene?” e lui rispose: “Tu sei mio fratello!” e mi diede un bacio a stampo sulla bocca. Lì capii che non mi aveva mai dimenticato così come io non avevo mai dimenticato lui. Purtroppo però capii anche che era circondato da persone sbagliate che gli avrebbero potuto rovinare la vita. Alla fine mi resi conto che non mi ero sbagliato.

 Poi arriva nel ’90 il secondo scudetto e… “Non c’è due senza tre!”. Dopo 33 anni, nel 2023 il  Napoli vince il suo terzo scudetto. Com’è stato rivivere dopo tanto tempo quelle sensazioni?

Da ricordare anche la “Coppa Uefa”, anche quello un momento meraviglioso, un riconoscimento molto prestigioso, l’unico trionfo che il Napoli ha ottenuto in Europa. Per il terzo scudetto le sensazioni sono state sempre magnifiche, un popolo straordinario che poteva rivivere le grandi emozioni degli anni addietro. La cosa che mi ha fatto molto piacere è che non ci sono stati incidenti durante i festeggiamenti, forse finalmente gli appelli del passato sono serviti. E’ stato bello vedere allo “Stadio Maradona” tante famiglie e tanti bambini ad assistere alle partite, in occasione del terzo scudetto ho rivisto lo stadio come lo avevo sempre desiderato. Ho sempre combattuto contro la violenza e la droga, sugli spalti ne ho fatto una ragione di vita. Nel terzo scudetto raggiunto secondo me c’è stata anche la mano di Diego, proprio per ciò che ha rappresentato per Napoli, anche quello è stato per me un momento spirituale, delle emozioni bellissime che porteremo sempre nel cuore.

Sei stato anche l’unico tifoso ad aver vissuto i festeggiamenti dei primi due scudetti nello spogliatoio…

 Sì, una sensazione spettacolare. Non mi sembra vero, mi rendo conto che mi davano tanta importanza. Eravamo un’unica famiglia, squadra e tifosi. Ancora oggi guardo le immagini e mi emoziono.

Tante le colonne sonore che hanno accompagnato la storia del Calcio Napoli negli anni. Quale ricordi maggiormente?

Sicuramente “Oh mama, mama, mama…” inventata da me e da Tony Faiello e poi “Maradona è meglio ‘e Pelé” scritta da Emilio Campassi. Ne avevo scritto anch’io una “ ‘O tifoso ‘nnammurato” insieme a Massimo Sette.

A “Palummella” hanno dedicato tante canzoni e anche il film “Quel ragazzo della curva B” con Nino D’Angelo  e il docufilm “Palummella – L’Ultrà di Maradona”.

Sì, quest’ultimo è proprio la mia storia con immagini reali ed emozionanti. In “Quel ragazzo della curva B” invece Nino D’Angelo voleva rappresentare me, ma divenne complicato perché in realtà lui in curva non era mai venuto se non durante le riprese settimanali, alla fine comunque è uscito fuori ugualmente il personaggio “Palummella”. A tal proposito è come se avessi vissuto due vittorie: una perché ho avuto l’onore che Nino D’Angelo volesse rappresentarmi e poi perché ho presenziato  nei momenti più importanti del film. Rimane il fatto che Nino D’Angelo rimane un grande tifoso di tribuna del Napoli e io sono un suo grande fan.

Mi racconti un momento di tutti questi anni che hai particolarmente a cuore?

Ce ne sono tanti. Le mie mille trasferte, il fatto di avere un programma televisivo per 38 anni consecutivi, le tantissime scenografie realizzate, soprattutto 15 bandieroni giganti che coprivano la curva, avere una rivista mensile che conta 34 anni di continuità. Porto nel cuore inoltre il fatto di avere avuto a che fare con due Papi per meriti sportivi, nel primo caso perché avevo promosso un’iniziativa benefica molto significativa e nel secondo perché chiedemmo di fare una preghiera insieme al Papa per l’anniversario  della morte di Maradona, fu accolta la richiesta e insieme a me venne anche una rappresentanza dei suoi amici di squadra campioni d’Italia. E ancora… un altro momento molto bello riguarda la vittoria della “Coppa Uefa”, Dopo che la coppa giunse all’aeroporto,  andammo proprio con la coppa a Soccavo io, Giorgio Ciccarelli e 6 calciatori a festeggiare. Delle belle soddisfazioni per uno “scugnizzo della Sanità”, “uno scugnizzo per bene” con la “laurea del marciapiede”.

Termina così l’intervista, con istanti indimenticabili e splendidi traguardi raggiunti. Grazie ai racconti di “Palummella”si riescono davvero a ripercorrere i momenti più belli della storia del Napoli.  Nella sua redazione c’è un vero e proprio museo dedicato alla storia del Napoli con immagini, maglie, trofei e anche il “Pallone d’Oro” che Palummella consegnò a Maradona come miglior calciatore della storia. Momenti che chi ha avuto la gioia di vivere, custodisce sempre dentro di sé. Pensieri e aneddoti di uno “scugnizzo per bene”  che porta nel cuore l’azzurro, ancora oggi… Sempre!

                                                                   a cura di Saporito Margherita

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Redazione StreetNews.it
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