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“Come vapore acqueo”: vite di adolescenti fragili nei racconti di Annalisa Illiano

Da poco in circolazione sui canali di distribuzione online (e a breve anche nelle librerie) “Come vapore acqueo” (Volturnia Edizioni, 146 pp., con prefazione di Nicola Magliulo), una raccolta di racconti brevi scritti dalla bacolese Annalisa Illiano, dirigente scolastica, traduttrice, autrice di testi per l’infanzia, di saggi e contributi culturali. Storie di bambini e adolescenti fragili, spesso catapultati con violenza nel mondo dei grandi con il quale sono stati costretti a fare i conti troppo presto, creature evanescenti come vapore acqueo, ma al contempo desiderose di spiccare il volo e di immaginare – quando non è possibile realizzare – una esistenza migliore. Protagoniste dei diversi quadri di vita sono soprattutto bambine o ragazze, i cui tratti inconfondibili si impongono con chiara evidenza nella fluida lettura delle pagine del libro.

Celeste deve lottare contro l’anoressia: apparentemente vani gli sforzi della madre (dal cui punto di vista pure è raccontata la storia) per aiutarla a guarire. La sua anima gemella, infatti, alla quale è legata dal filo indissolubile della malattia, ma altresì del desiderio di sognare nuovi barlumi di vita, è andata nel «paradiso degli aquiloni». Una adolescente, nel passaggio dalla primaria alle medie, attraverso la lettura del “Diario di Anna Frank”, comprende per la prima volta la disumanità dell’Olocausto. Una ragazza disabile nella “Notte stellata” di Van Gogh avverte «la vertigine e un senso di abbandono», un anelito all’infinito che conduce oltre gli affanni della vita; affanni che, pur sentendo inchiodati al suo corpo e alla sua anima, nondimeno è determinata a superare. Marina si riconosce impotente di fronte alle violenze fisiche e psicologiche subite quotidianamente dalla madre. Andrea, ragazza di provincia che frequenta un Liceo della Napoli bene, ha il coraggio di uscire dall’area di influenza di un gruppo di compagne dal carismatico ascendente, che in realtà più o meno consapevolmente la “sfruttano”, motivo per lei di profonda frustrazione. Più raramente le storie hanno al centro figure di adolescenti di sesso maschile come Giovannino, ragazzo dislessico che soffre la solitudine nel periodo del covid (riferimenti al covid non sono affatto rari come nella storia di Aurora che vedrà i genitori e poi nonni ammalarsi gravemente) oppure un dodicenne che per la compagna di classe, della quale è innamorato, compone un rap che arriva a spopolare sui social. Infine il punto di vista di una madre ritorna nella storia di una donna che, sul suo divanetto di bambù, al cospetto dell’amica di sempre, riannoda i fili di una tragica storia.

Personaggi intensi che lasciano il segno e sottendono il tentativo dell’autrice di scandagliare, in modo sottile e mai superficiale, l’animo delicato degli adolescenti: un mondo che, nella sua attività di docente prima e di dirigente poi, la Illiano ha conosciuto da vicino. Non da escludere che nel romanzo emergano riferimenti autobiografici o quantomeno accenti di una più marcata partecipazione emotiva (forse non è casuale che qualche ragazza abbia il nome “Anna” o che l’uso della prima persona in alcune storie arrivi a soppiantare quello della terza). Immancabile il riferimento agli scenari incantevoli di Bacoli (con un inserto ecfrastico che si dilunga sulla spiaggia di Miliscola), sfondo ricorrente che tradisce il senso di uno spiccato amore per la terra flegrea. La stile semplice con incursioni nel napoletano, ma non esente al contempo da raffinatezze sintattiche e lessicali, rende coinvolgente la lettura gettando i presupposti di un intimo e accattivante patto narrativo, corroborato dall’uso frequente del flashback, da ben dosati momenti di tensione narrativa e in qualche caso dalla ricerca di un rapporto diretto, quasi confidenziale, con il lettore. Testo vivamente consigliato.

A cura di Massimiliano Longobardo

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