E’ di scena Manon Lescaut
Dopo ‘Le villi’ (1884) e ‘Edgard’ (1889), il genio di Giacomo Puccini andò in scena con la terza opera, ‘Manon Lescaut’, che venne rappresentata per la prima volta la sera del 1º febbraio 1893 al Teatro Regio di Torino con Cesira Ferrani e Giuseppe Cremonini Bianchi ottenendo un successo clamoroso.
Dramma in quattro atti, è l’adattamento del volume ‘Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut’ dell’abate Antoine Francois Prévost (1731), racconto incluso nel settimo volume delle ‘Memorie e avventure di un uomo di qualità che si è ritirato dal mondo’.
Lo stesso soggetto aveva ispirato due opere con lo stesso nome: quella di Daniel Auber (presentata presso l’Opéra-Comique di Parigi il 23 febbraio 1856) e quella, più famosa e fortunata, di Jules Messenet in scena per la prima volta nello stesso luogo il 19 gennaio 1884, quasi trent’anni dopo.
Puccini musicò l’opera fra l’estate del 1889 e l’ottobre del 1892. Ad allungare i tempi della composizione fu la difficile gestazione di un libretto che passò tra le mani di molti letterati tra cui Ruggero Leoncavallo (non ancora affermatosi come compositore), Marco Praga e Domenico Oliva.
A questi si aggiunsero Giuseppe Giacosa e Luigi Illica che più tardi firmeranno con Puccini le sue tre opere più importanti : ‘La Bohème’ (1896), ‘Tosca’ (1900) e ‘Madama Butterfly’ (1904). Il libretto fu pubblicato da Ricordi senza i nomi degli autori dato che nessuno di loro lo firmò.
Tale girandola di librettisti dimostra, in ultima analisi, come l’unico vero autore di Manon sia stato Puccini che sconvolse il piano drammaturgico iniziale eliminando di sana pianta un atto, quello del nido d’amore degli innamorati, tra gli attuali atti primo e secondo. L’opera indicò all’autore la futura strada da percorrere: Manon é infatti generalmente considerata la sua prima partitura operistica completamente matura e personale.
La trama è nota.
Il primo atto si svolge a Amiens. Qui Renato Des Grieux, studente, scherzando con gli amici, vanta la propria indifferenza verso l’amore (‘L’amor? Questa tragedia, ovver commedia, io non conosco!’).
Durerà poco: Manon Lescaut -che la famiglia ha destinato alla vita monastica- scende dalla carrozza ed è amore a prima vista.
Il fratello di lei, però, vuole costringerla a sposare Geronte, un ricco banchiere. Renato lo anticipa: rapisce Manon (con il suo consenso) e la porta via con sé verso un’esistenza sicuramente piena d’amore ma con poche comodità.
All’apertura del secondo atto ambientato a Parigi, troviamo Manon che già stanca delle difficoltà della vita con il giovane studente, si è stabilita a casa di Geronte tra gioielli e balli. Non ha però dimenticato Renato e quando la nostalgia è troppo forte, il fratello decide di chiamarlo di nascosto a palazzo. I due amanti vengono colti nel loro abbraccio segreto proprio dal padrone di casa. Prima di fuggire col suo cavaliere, la ragazza tenta di rubare alcuni gioielli dalla casa del suo protettore. Quest’errore le sarà fatale: le guardie la sorprendono in questo intento ed insieme a quella di adulterio, su Manon cadrà l’accusa di furto ai danni del banchiere.
Il terzo atto si svolge a Le Havre, nella prigione in cui è rinchiusa con altre cortigiane, alcune della quali -come lei -aspettano di essere imbarcate per gli Stati Uniti. La ragazza tenta invano la fuga. Des Grieux che è lì con lei, implora il comandante della nave di imbarcare anche lui. L’uomo acconsente e i due amanti salpano alla volta degli States.
L’atto di chiusura, il quarto, è ambientato in ‘una landa sterminata ai confini di New Orleans’. I due giovani vagano senza meta e senza mezzi fino al più tragico dei finali: Manon, vinta dagli stenti e dall’errare senza scopo, muore fra le braccia del suo amore.
Dal punto di vista critico, è stato scritto che ciò che distingue l’opera di Puccini rispetto a quella dei colleghi, è il cosiddetto ‘primato della melodia’.
Tanti i brani celebri che giungono vividi al pubblico e lasciano la memoria dell’opera intatta nel tempo:Tra voi belle, brune e bionde (canzone di Des Grieux), Cortese damigella, il priego mio accettate (duetto tra Manon e Des Grieux) e Donna non vidi mai (romanza di Des Grieux) nel primo atto; In quelle trine morbide (romanza di Manon), Sulla vetta tu del monte (madrigale), L’ora o Tirsi (canzone di Manon), Tu, tu, amore? Tu?! (duetto tra Manon e Des Grieux) e Ah, Manon mi tradisce il tuo folle pensiero (romanza di Des Grieux) nel secondo atto. Seguono La prigionia – Il viaggio all’Havre (intermezzo sinfonico tra il secondo e il terzo atto); il Concertato dell’imbarco e Pazzo son! (romanza di Des Grieux) nel terzo atto per terminare con Sola… perduta… abbandonata (aria di Manon) nel quarto atto.
La vicenda di Manon non poteva non interessare il cinema: un film-opera uscì nel 1939 con Alida Valli e Vittorio De Sica (regia di Carmine Gallone). Un altro, Gli amori di Manon Lescaut, fu realizzato nel 1954 con Myriam Bru e Franco Interlenghi (regia di Mario Costa). Da ricordare, infine, che la colonna sonora de ‘L’onore dei Prizzi’ di John Huston (1985) ha utilizzato, rielaborate, alcune delle pagine di Manon che Puccini trasse dal quartetto per archi ‘Crisantemi’ (1890).
Questa struggente storia d’amore è andata in scena ieri al Teatro Alighieri di Ravenna, dopo aver toccato Lucca, Modena e Rimini (la prima ha avuto luogo venerdì 18 febbraio scorso).
Si tratta di una coproduzione del Teatro del Giglio di Lucca, del Comunale ‘Pavarotti-Freni’, di Modena, del ‘Galli’ di Rimini, del Comunale di Ferrara, del ‘Verdi’ di Pisa e dell‘Alighieri ‘di Ravenna, di cui Aldo Tarabella, già compositore stabile al Piccolo Teatro di Milano a fianco di Giorgio Stehler (ma ha composto anche per Nikita Mikalkov e per Micha van Hoecke) ha firmato la regia.
Sul podio il M° Marco Guidarini ha diretto l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini (fondata da Riccardo Muti nel 2004), il Coro Archè (preparato dal M° Lorenzo Biagi) ed il cast che racchiude Monica Zanettin nel ruolo del titolo (reduce da una indisposizione ma puntuale sulla scena), Marcello Rosiello (Lescaut, il fratello di Manon), Paolo Lardizzone (Renato Des Grieux), Alberto Mastromarino (Geronte di Ravoir), Saverio Pugliese (Edmondo).
Le scene, essenziali ma d’effetto, sono firmate da Giuliano Spinelli, i costumi (bellissimi) da Rosanna Monti, il progetto luci da Marco Minghetti, le coreografie da Luigia Frattaroli .
‘ Con Manon Puccini incontra per la prima volta il successo- spiega alla stampa il regista – E dire che dopo il fiasco di Edgar, Casa Ricordi voleva interrompere la collaborazione con lui, soprattutto di fronte alla sua intenzione di mettere in musica proprio Manon, lo stesso soggetto già affrontato pochissimi anni prima da Massenet. Fu Giulio Ricordi a concedergli ancora fiducia. Per fortuna, perché Puccini riesce ad andare oltre i limiti forzati del libretto, restituendoci i personaggi in tutta la loro complessità. Dalla leggerezza sfrenata e giovanile del primo atto, passa con piena aderenza al dramma, alla noia vuota del secondo fino all’epilogo tragico’.
Ed a proposito delle scenografie, Tarabella ci ha informato che… ‘Io e Spinelli abbiamo pensato a uno spazio che si concentra attorno ad un unico elemento, un palazzo monumentale che – legato al destino della protagonista – si trasforma nei diversi atti per divenire nel finale uno scoglio, una nuda roccia. La trasformazione avviene sotto gli occhi del pubblico,che assiste anche al fluire ininterrotto di terzo e quarto atto, in un crescendo emozionale che conduce dallo straordinario intermezzo strumentale fino alla morte di lei. Tutto senza mai perdere di vista che a ‘comandare’ è sempre la musica’.
Il successo che l’opera ha ottenuto ovunque è anche merito del cast vocale: ‘i cantanti hanno accolto ogni mia indicazione registica con una professionalità e una sensibilità da veri attori, liberandosi di ogni manierismo tipico del cantante lirico. Tra tutti mi piace ricordare proprio i due giovani italiani al debutto, vere e proprie rivelazioni: Monica Zanettin e Paolo Lardizzone nei panni della coppia Manon/Des Grieux’.
Tutti soddisfatti, anche se l’orchestra ha occupato oltre la metà della platea, coprendo un po’ la voce dei cantanti ed i coristi hanno dovuto cantare con la mascherina sul volto (cosa tutt’altro che facile).
L’importante è esserci!