Il Luogotenente C.S., Comandante della radiomobile di Castello di Cisterna, andrà in pensione il prossimo 18 marzo.
Cosa può spingere un giovanotto ad allontanarsi dalla propria famiglia, negli anni ’80, per vestire una Divisa e portarla con onore per 42 anni? Antonio Ferrara, appena 18 anni nel 1981, vince il concorso per Sottufficiale nel 1981 e se ne va a Velletri, poi a Firenze, lasciando San Felice a Cancello, paese natìo. Beh, sono gli anni in cui bisogna darsi da fare, la tremenda lezione economica degli anni ’70 impone che “ci si debba sistemare”, ma per Antonio è qualcosa di più: nell’anno in cui entra a far parte dell’Arma dei Carabinieri si parla di loggia P2, dell’attentato a Wojtyla, di brigate rosse… Non si decide di indossare l’uniforme a cuor leggero. La sua esperienza operativa passa per Chieti, Isernia e poi lo porta in provincia di Napoli, a Castello di Cisterna. Chi conosce la provincia, sa quanto sia delicato quel territorio e quanto sia efficace il reparto della Benemerita che opera lì: Nucleo Investigativo, poi Compagnia. Ferrara andrà alla Sezione Radiomobile e ci rimarrà fino al prossimo 18 marzo nelle vesti di Comandante. La sua firma comparirà nello svolgimento di operazioni importanti e delicate, soprattutto contro la criminalità organizzata.
Ha svolto il suo lavoro con elevata professionalità e competenza, ma quello che lo ha caratterizzato in tutti questi anni di carriera è l’empatia nei rapporti con i suoi colleghi: apprezzato da tutti, stimato anche al di fuori delle mura militari, dotato di grande carisma. La prova di quanto balza agli occhi è l’affetto che i suoi commilitoni, dai superiori ai subalterni, gli stanno dimostrando in questi ultimi giorni di servizio con innumerevoli attestati di stima e riconoscenza. Antonio Ferrara, il Luogotenente Cariche Speciali Comandante della Radiomobile di Castello di Cisterna ha lasciato un segno indelebile nell’Arma dei Carabinieri ed è giusto, oltre che bello, che la sua figura venga presa ad esempio da chi decide, o lo abbia già fatto, di indossare l’uniforme con decoro, lealtà e soprattutto passione.
Perché quel ragazzino classe ’63, probabilmente, il 4 dicembre dell’81 avrebbe potuto scegliere altro, magari rimanere a letto un po’ di più, perché era un inverno particolarmente freddo, quell’anno.. e poi si avvicinava il Natale… invece la passione lo ha portato a varcare la soglia della Scuola di Velletri e a cucire gli Alamari direttamente sulla pelle, non solo su una divisa. In bocca al lupo, quindi, ad un brav’uomo ed un ottimo militare, anche da parte della redazione di Streetnews.it per ua sereno periodo di meritato riposo.
A cura di Clemente Scafuro