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Al Teatro Rossini un successo “inequivocabile”: in scena “Equivoco stravagante”.

Primo appuntamento comico, o giocoso, per correttezza, del ROF 2024. Ad ospitarlo il magnifico Teatro “Gioachino Rossini”, cuore pulsante della cultura musicale pesarese nonché unico luogo del festival a essere destinato alla rappresentazione di opere liriche dalla nascita. 

L’atmosfera che solo un teatro all’italiana riesce a creare si percepisce già dall’esterno, prima dello spettacolo. Ad accogliere il pubblico pagante in piazza la recentemente inaugurata statua di Luciano Pavarotti, raffigurato nel più classico dei suoi ringraziamenti: sorriso smagliante, braccia aperte e fazzoletto bianco nella mano sinistra.

Teatro Rossini di Pesaro

Il secondo titolo proposto è “L’Equivoco Stravagante” ripreso, anche nell’allestimento, dopo il 2019, anno dell’ultima messinscena. In quella occasione il cast vedeva primeggiare Teresa Iervolino, Paolo Bordogna e Davide Luciano, con la direzione di Carlo Rizzi. Per la 45° edizione invece la Fondazione fa affidamento (ed è un dato da non sottovalutare in termini di merito) a un cast in parte italiano e in parte straniero. Rimane di quella edizione l’allestimento, in ripresa, targato Moshe Leiser e Patrice Caurier. Ambientazione semplice ma non per questo poco divertente, con le pareti della casa di Gamberotto con affisso un quadro raffigurante scene di vita agreste, quelle del vecchio mondo del padrone di casa. Ogni singolo cantante in scena ha un naso enorme, la scena del tentato suicidio di Ermanno alla fine del primo atto è resa con il giusto gioco di luci e, infine, la geniale rappresentazione di una mucca al posto del citato quadro appeso al muro, che passa quasi a scrutare quanto accade di stravagante in quella casa.

In buca Michele Spotti, il giovane direttore d’orchestra classe ‘93 arrivato quest’anno già alla nona partecipazione al ROF. Il suo è un gesto netto, tagliente e quanto mai chiaro, che non fatica ad apparire ma che di certo si rivela funzionale al dialogo tra scena e orchestra, persino nelle strette e nei passaggi ritmicamente più serrati. Alla fine della sinfonia tira un sospiro di sollievo, come se avesse appena risposto correttamente alla prima domanda di un lungo esame, da incorniciare invece l’espressione del Maestro alla fine del quintetto del secondo atto, quando tra gli apprezzamenti della sala, applaude anche lui dando sfogo a un sincero sorriso verso i maestri d’orchestra. In gran forma la Filarmonica Gioachino Rossini, nonostante qualche sbavatura nel celebre assolo di corno della sinfonia, ancor più in forma il coro (solo maschile, in quest’opera) del Teatro della Fortuna di Fano, diretto dal Maestro Mirca Rosciani.

Se il genio comico di Rossini dà sfoggio a pagine di rara bellezza musicale, per l’”Equivoco” la differenza la fa il libretto di Gaetano Gasbarri: un jeux di linguaggio allusivo, carico ora di doppi sensi a sfondo sessuale, ora di vere e proprie oscenità, intollerabili per la società di allora e che oggi alzerebbero dapprima bandiera bianca alla soglia del mondo del politically correct. Da una parte Ernestina è amante dello studio, dei libri di filosofia e del linguaggio barocco, eccessivamente pomposo, quasi asiano (quando invita i suoi due ospiti a sedersi dice “le macchine corporee in linea curva adattino su due comodità”), dall’altra c’è Buralicchio che, in sede di corteggiamento ufficiale, urla uno sdoganato “Ah, dunque dammela, per carità!”. Molti i riferimenti al mondo classico e ai suoi personaggi, da Paride e Tito dalla proverbiale clemenza, dai commediografi del 1600 alle vicende di Troia e Sparta. Un avvincente tra erudizione e ridicolo.

Tra le voci primeggia de facto il Gamberotto di Nicola Alaimo, il baritono giunto al suo 16° ruolo rossiniano in carriera. Sa dare voce a un padre di famiglia, passato da uomo di zappa a uomo ricco, un po’ come racconta Petronio nel suo Satyricon di Trimalchione, con il quale condivide le smanie e l’atteggiamento buffo a 360°. Alaimo sfoggia il meglio della sua tecnica vocale nelle due arie “Parla, favella e poi” e “Il mio germe, che di Pallade”, con un timbro versatile, agile, una potenza straordinaria e un’ottima disposizione negli acuti. Di prim’ordine infine la resa scenica, con movimenti, espressioni e posizioni sul palcoscenico che attirano la curiosità e le risate di ognuno.

Maria Barakova è ottima Ernestina, della quale riesce a far percepire l’essenza di donna saputella e maestrina, non così intraprendente nella vita e tanto meno in amore, in cerca di un precettore. Si presenta come donna ferita e in preda a un qualche strano sentimento (“Nel cuore un vuoto io provo”) per poi scegliere la strada che lo unisce al letterato Ermanno, a sua volta interpretato dal tenore catanese Pietro Adaìni, preciso in ogni singolo passaggio del suo ruolo, anche se dotato di un timbro non così chiaro o squillante. Ermanno è il personaggio passivo dell’opera, che non decide né compie alcuna iniziativa, non fa passi avanti, vede davanti a lui solo sfortuna e disperazione e persino il momento tragicomico del suicidio arriva a essere facilmente sventato.

Infine, il meraviglioso Buralicchio, il soldato folle amante delle donne, vittima dell’equivoco ideato da Frontino che gli rivela che in realtà egli abbia a che fare con un Ernesto, castrato in giovane età e mai arruolatosi nell’esercito, dunque un disertore. A interpretarlo, e magistralmente, il baritono Carles Pachon: nel duetto con Gamberotto “Ah vieni al mio seno”, fa a gara di gorgheggi e movenze strane con Nicola Alaimo e rende con grande dote attoriale la scena in cui, a inizio secondo atto, cade vittima della finta rivelazione di Frontino. Quest’ultimo interpretato da Matteo Macchioni, in tandem con la Rosalia di Patricia Calvache. È una coppia affiatata, tanto nel canto quanto nella prima scena dell’opera, in cui vengono colti in casa nel bel pieno di un rapporto sessuale.

Applausi convinti e lunghissimi, grande entusiasmo tra il pubblico. Un’ottima notizia in vista della seconda opera comica rossiniana di quest’anno (e che opera!) il “Barbiere di Siviglia”, la cui prima sarà il 10 agosto alla Vitrifrigo Arena.

A cura di Giuseppe Scafuro – immagini riservate.

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Redazione StreetNews.it
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