Secondo un format consolidato, il pubblico, attivamente coinvolto, compra le performance di attori-prostituti.
È attualmente in corso di svolgimento, a Napoli, a Castel Sant’Elmo, il poliedrico spettacolo Dignità Autonome di Prostituzione, scritto e diretto da Luciano Melchionna (da un format dello stesso e di Betta Cianchini), coprodotto da Ente Teatro Cronaca e Teatro Bellini di Napoli. Ancora una nuova edizione (se ne contano ben 49, numero che lascia immaginare una esplicita rinuncia al ne varietur), dopo il debutto avvenuto più di tre lustri fa, nel 2007. Lo si potrebbe definire un vero e proprio “spettacolo nello spettacolo”, che ci catapulta in un’atmosfera felliniana, con sotterranee allusioni, al contempo, a specifiche dinamiche del varietà di arboriana memoria. Personaggi reali si colorano di un alone mitico e in una sorta di melting-pot convivono esibizioni di attori, musicisti, cantanti, trampolieri, equilibristi, artisti vari. Un riso, spesso amaro, diventa il paravento che sottende storie di dolore e di disperazione. Gli spettatori, fatti convergere in “piazza”, sono dapprima informati sulle regole del gioco della Casa Chiusa dell’Arte, in particolare dalla tenutaria Lia (Daniele Russo), che, coadiuvata dalle sue assistenti, dialoga con il “papi” (lo stesso Melchionna), amministratore unico del bordello culturale. Potranno scegliere il prostituito / la prostituta, con i quali contratteranno un prezzo (pagando tramite dollari finti, forniti all’ingresso) per assistere ad un monologo (la cosiddetta “pillola di piacere”) della durata di circa 15 minuti; monologo, che, nel proporre spunti di teatro civile, prevede spesso un’interazione diretta con il pubblico. Abbiamo “acquistato” la performance di Wanda (Raffaella Anzalone), che fa riflettere sul coraggio dell’attesa e sul valore dell’amore; di Punto Esclamativo (Martina Galletta), che si interroga sui dubbi fondamenti del rapporto con Dio; di HER, che racconta una drammatica vicenda fatta di violenze e soprusi; de Il Bluff (Gianluca Vesce), che dopo l’iniziale siparietto in cui, in modo estemporaneo, stuzzica simpaticamente i convenuti (e.g. chi vi scrive è diventato il sosia di Gigi D’Alessio), si cimenta in un intenso testo introspettivo. Lo show finale, per presenziare al quale ci si riunisce tutti nuovamente in piazza, consacra il trionfo della musica, con la presenza di un ospite speciale a sorpresa; band e attori (incluso il regista “papi”) coinvolgono il pubblico con un repertorio estremamente variegato (da New York, New York a Viva la pappa con il pomodoro). Quattro ore di febbrile spettacolo itinerante, nel corso del quale il pubblico, chiamato in causa e invitato a svolgere un ruolo attivo, si muove tra i diversi stand, ascolta le storie, riflette, ride, si commuove, canta, per poi abbandonarsi alla danza catartica finale. Da ultimo, nel perdurante clima surreale e quasi fiabesco, si congeda, lasciando il castello, salutato e ringraziato dai diversi personaggi. Un format di sicura presa emozionale sta decretando il rinnovato successo di uno spettacolo che incentiva lo spettatore a rivivere l’esperienza, magari sperimentando nuovi prostituti, nell’attesa della prossima edizione. Repliche fino al 16 luglio.
Massimiliano Longobardo
