Un lungo percorso. Un percorso fatto purtroppo di tanti momenti bui. Momenti difficili in cui non è così semplice ritrovare la luce. Eppure lei ci è riuscita! Si tratta di Paola Aceti che proprio in quest’intervista racconta come dopo tanti momenti bui creati dalla tossicodipendenza, ha potuto ritrovare il giusto cammino. Il suo desiderio è proprio quello di aiutare con la sua testimonianza chi sta vivendo le sue stesse difficoltà, affinché come lei possa meravigliosamente “rinascere”.
Partiamo da anni addietro perché si possa comprendere cos’hai attraversato e come sei giunta a una rinascita oggi.
Hai vissuto un’adolescenza non semplice, in un ambiente con un’educazione molto rigida. Raccontami un po’…
Ero una bambina debole, sensibile, non ero ribelle, mio padre era troppo rigido e, per il carattere che avevo, mi sentivo schiacciata e non avevo la forza e il coraggio per affrontare situazioni difficili. Ogni figlio ha un carattere diverso, i genitori dovrebbero individuare il carattere di ogni figlio per riuscire a rapportarsi con loro nel modo giusto. Bisognerebbe talvolta essere più umili e portare un figlio a riuscire a esprimersi con serenità.
Crescendo incontri l’amore, l’uomo che diventerà tuo marito. Ti sei sposata molto giovane…
Sì, mi sono sposata che ero molto giovane, a vent’anni, mi sentivo libera, cercavo un senso di libertà. Mi innamorai di un uomo che divenne mio marito. Purtroppo, colui che è diventato in seguito il mio ex marito, cascò nella dipendenza. Io ero lucida, subivo la sofferenza vissuta dall’altra parte e da lì è partita la mia. Mi crollò il mondo addosso, mi sentivo sola non avendo un rapporto solido con la mia famiglia. Il dialogo è molto importante. Affrontavo questa sua dipendenza ma purtroppo a un certo punto non riuscii ad aiutarlo a uscirne e lo lasciai. Da lì ebbe inizio per me la depressione e mi incanalai nella dipendenza dall’alcol. Avevo timore di dirlo in famiglia, anche perché volevo proteggerli, soprattutto mia madre. Mi sentivo abbandonata, non avevo la forza e il coraggio di dire che stavo male, che avrei preferito morire pur di non sopportare tutta quella sofferenza. Se avessi avuto un rapporto aperto con loro, mi sarei sentita alleggerita. Ero sconvolta. Avevo anche iniziato a lavorare quando mi incanalai nel tunnel dell’alcol. La dipendenza nasce in modo inconscio, non decidi da un giorno all’altro, quando hai la depressione non ti fa pensare, non pensi al tuo benessere e potresti ritrovarti inconsciamente in questo tunnel buio. E’ fondamentale sottolineare che il dialogo in famiglia o con amici è importantissimo.
Poi cosa accade?
Poi mi avvicinai alla mia famiglia e i miei familiari con il loro aiuto mi convinsero ad entrare in una comunità, tutto procedeva bene, purtroppo però quando uscii da lì, ci ricascai, iniziai a drogarmi. Ogni comunità ha un programma diverso e ogni persona avrebbe bisogno di intraprendere un percorso differente. In comunità bisognerebbe individuare i problemi che ti hanno portato a cadere nelle dipendenze, se no si potrebbe nuovamente “ricadere”. Io non avevo risolto nulla a causa di un programma non adatto ai miei problemi. E’ importante guardarsi dentro e darsi delle risposte. Quando capisci quali sono i disagi che ti hanno portato fin lì, lavori su di essi.
Infatti una volta uscita dalla comunità la situazione precipita purtroppo nuovamente…
Sì, avevo conosciuto un uomo in comunità e quando uscii ci ricascai perché non avevo risolto i problemi, anzi i problemi si erano amplificati, mi sentivo maggiormente devastata nel pensare agli anni di comunità e al non aver risolto nulla. Quando uscii, cominciai a drogarmi. Cocaina ed eroina che mi ha dato il colpo finale. L’eroina ti cristallizza le devastazioni dell’anima, non ti fa pensare ai problemi, ma passato l’effetto sono tutti nuovamente lì e amplificati! E’ una ladra di sentimenti, una sostanza ingannatrice col quale si rischia di morire. E’ come prendere un veleno a piccole dosi e arrivi alla morte. E’ una sofferenza, il tossicodipendente nei momenti di lucidità soffre pensando a questo brutto tunnel in cui è entrato e da cui fa fatica a uscire e soffre anche pensando alla sofferenza che di conseguenza potrebbe causare agli altri, alla famiglia. La droga mi portò perfino a delinquere. Fui arrestata per un concorso in rapina. Sono di brava famiglia, non ho mai rubato, ho sempre lavorato, è stato il primo e l’ultimo reato. Il giorno dell’arresto è stato il più brutto ma anche il più bello di tutta la mia vita perché mi sono salvata. Il carcere deve diventare un punto di svolta, come lo è stato per me. Non è l’ultima spiaggia, io mi sono ripresa la vita. E’ stato il luogo in cui ho capito quali erano i disagi che mi avevano portato alle dipendenze, quali motivazioni mi avevano portata lì e, fatto ciò, iniziai a lavorare su di essi. Pensavo: “Dopo il carcere cosa c’è? La droga mi ha portata in carcere”. Ebbi modo di riflettere tanto, pensai che dovevo riprendere la mia vita e ritrovare me stessa. E trovai delle risposte. Il carcere ti può ridare la vita. Bisogna essere veri con se stessi e capire le motivazioni che hanno condotto alla dipendenza.
Una volta uscita dal carcere come sono andate le cose?
Hai scritto anche un libro “Esiste la luce nel buio”. Me ne parli?
Una volta uscita dal carcere ero tranquilla, ero vera con me stessa. Dovevo riprendere la mia vita. Conoscevo la strada giusta da percorrere e ho continuato il percorso di rinascita iniziato in carcere.
Durante il lockdown , ero chiusa in casa e ho pensato di scrivere la storia della mia vita, soprattutto per lanciare dei messaggi di speranza a chi aveva bisogno, così ho iniziato a scrivere un libro dal titolo “Esiste la luce nel buio”. Oggi questo libro si sta diffondendo tanto anche nelle carceri. Ho avuto i complimenti da detenuti con cui mi scrivo. In molti hanno trovato in esso speranza, così come mi ha scritto una detenuta che aveva tentato anche il suicidio, ha letto il mio libro, mi ha spiegato che la mia storia le sta trasmettendo tanta speranza, tanta speranza anche per quando uscirà.
Cosa fai attualmente?
Attualmente lavoro, faccio la cuoca e ho un sogno: quello di entrare in politica.
Cosa diresti a una persona che sta vivendo le tue stesse difficoltà in questo momento se fosse proprio qui, davanti a te?
Le direi: “C’è un motivo per cui sei diventata dipendente, questo motivo lo troverai riuscendo a essere vera con te stessa, guardando dentro alla tua anima, trovando le ragioni che ti hanno portata nel tunnel della droga”.
Termina così l’intervista a Paola. Una vera testimonianza su come si possa “rinascere” dopo la dipendenza, la sofferenza. I momenti difficili con gli aiuti giusti, il dialogo, l’apertura, il tendere una mano possono essere una speranza verso un futuro migliore. “Esiste la luce nel buio” e la si può trovare in ciascuno di noi. Affinché possa risplendere e illuminare la nostra anima e far luce ovunque…
a cura di Saporito Margherita